Due casi pratici dimostrano che la distribuzione amatoriale dei telefilm tramite Internet è un ottimo veicolo pubblicitario. Basta saperla usare.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-05-2005]
La MPAA, l'associazione degli operatori dell'industria cinematografica statunitense, lancia l'ennesima crociata, stavolta contro gli infedeli che condividono i telefilm via Internet, annunciando che grazie alla chiusura di numerosi siti che offrivano link a telefilm scaricabili con Bittorrent, "il tempo richiesto per scaricare un file su Bittorrent è aumentato esponenzialmente".
Davvero? Ditelo a chi ha scaricato l'ultima puntata di Star Trek: Enterprise. E' arrivata in un battibaleno, limitata soltanto dalla banda disponibile dell'utente. Ora, cari amici della Paramount, tutto il mondo sa che il finale della serie è davvero, come si temeva, una vera schifezza, un insulto al telespettatore, per cui non prendetevela con il P2P se i DVD non li comprerà nessuno; prendetevela con i vostri autori. Per i fan di Star Trek che leggono quest'articolo, il mio consiglio è di considerare come strepitoso vero finale le due puntate abbinate precedenti (Demons e Terra Prime).
Insomma, le battaglie della stessa allegra banda che una trentina d'anni fa voleva vietare i videoregistratori perché avrebbero ucciso l'industria del cinema sembrano sempre più lotte contro i mulini a vento intraprese per mascherare la vera causa dei cali d'ascolto, ossia la pochezza del prodotto. Per fortuna c'è qualcuno che invece pensa in avanti e si chiede come sfruttare commercialmente la libera distribuzione.
Cominciamo con i casi pratici. Si tratta di telefilm di fantascienza, probabilmente perché i fan del genere sono inevitabilmente smanettoni del computer e pertanto sono i primi a sperimentare e adottare nuovi programmi P2P, ma il concetto può essere esteso a qualsiasi genere televisivo a puntate.
La nuova, ottima serie di Battlestar Galactica è finanziata dalla rete televisiva britannica Sky One e dal SciFi Channel statunitense. SciFi decise di rinviarne la diffusione iniziale fino a gennaio 2005, periodo tradizionalmente di scarsa competizione televisiva in USA; Sky One, invece, la trasmise in anticipo, a ottobre 2004.
Ovviamente, poche ore dopo la messa in onda nel Regno Unito la prima puntata era già disponibile su Internet anche per il pubblico d'oltreoceano, tramite l'efficientissimo sistema Bittorrent, che ha la particolarità di diventare più veloce man mano che aumenta il numero di utenti che vuole scaricare un certo file (l'esatto contrario dei circuiti P2P "tradizionali", caratterizzati da code d'attesa interminabili e frustranti).
E cosa è successo a causa di questa "pirateria"? Potreste aspettarvi un calo di ascolti per SciFi Channel. Invece no: il telefilm scaricato è piaciuto così tanto che chi l'aveva già visto l'ha consigliato agli amici, che si sono sintonizzati in massa a gennaio 2005 sul SciFi Channel, facendo diventare Galactica la serie più seguita di tutta la storia di quel canale televisivo, con ovvia gioia degli sponsor.
Passiamo al secondo caso. Un paio di mesi fa è stata annunciata la prima puntata di una nuova serie di Doctor Who, celeberrima produzione della BBC. Alcune settimane prima della messa in onda, una versione apparentemente incompleta del telefilm è misteriosamente apparsa su Internet. Il fatto che sia entrata nei circuiti P2P prima della trasmissione indica chiaramente che la "pirateria" è stata effettuata da qualcuno all'interno della catena di produzione, non dai telespettatori.
Si stima che la puntata sia stata scaricata da centinaia di migliaia di fan, e si sospetta che la "fuga" del telefilm sia stata orchestrata dalla BBC a scopo promozionale. Fatto sta che la prima puntata, invece di subire un calo di ascolti, fu vista da quasi undici milioni di telespettatori.
In altre parole, chi ha cervello sa usare il P2P per promuovere gratuitamente il proprio prodotto invece di spendere soldi in cause assolutamente impopolari e inutili. Questi episodi, tuttavia, dimostrano come fare promozione, ma non come fare soldi. Mark Pesce ha una proposta anche in questo senso.
Anche se si vocifera di un "iTunes dei telefilm", sulla falsariga del popolarissimo servizio di download musicale legale di Apple, esiste un problema tecnologico di distribuzione. Mentre iTunes comporta lo scaricamento dai server di quattro-cinque megabyte per brano, scaricare un telefilm comporta un carico sul server quasi cento volte maggiore (una puntata di telefilm digitalizzata in buona qualità è un file da 3-400 megabyte). I costi per chi gestisce il servizio, quindi, sono proporzionalmente più alti.
E' qui che entra in gioco Bittorrent: i costi di distribuzione sono suddivisi fra gli utenti. Il costo a carico di chi pubblica la puntata sono infinitesimi. Semplificando, infatti, con Bittorrent sarebbero pochissimi gli utenti che scaricherebbero direttamente dai server della casa di produzione del telefilm; tutti gli altri scaricherebbero da chi sta scaricando, in una sorta di benefica catena di sant'Antonio. Il consumo di banda a carico del produttore sarebbe praticamente zero.
Tuttavia un iTunes per i telefilm presuppone un concetto ancora da dimostrare: i telespettatori siano disposti a pagare per vedere un telefilm? Il successo di iTunes dimostra che gli utenti sono ben lieti di pagare per comperare una canzone, ma si tratta di un prodotto fruito in modo molto diverso: mentre riascoltiamo molte volte un brano che ci piace, non capita spesso di rivedere un telefilm che ci è piaciuto. Salvo poche eccezioni, il telefilm è un prodotto più "usa e getta". Il valore percepito di un telefilm potrebbe essere quindi ben diverso da quello di una canzone.
Così Pesce propone un'idea semplice semplice: le case di produzione distribuiscano tramite Bittorrent i propri telefilm gratuitamente, mettendo al posto del logo dell'emittente un piccolo banner pubblicitario. I costi del telefilm sono pagati dagli sponsor. Immaginate di poter scaricare il vostro telefilm preferito in perfetta legalità a patto di accettare un piccolo marchio Coca-Cola o Ford al posto del marchietto Raiuno o del biscione. Lo fareste?
Certo gli smanettoni sanno come eliminare il marchietto, ma quanti si prenderebbero la briga di farlo? Nascerebbe così un nuovo canale di produzione e distribuzione, nel quale si elimina un intermediario costoso, ossia la rete televisiva, e si mettono in contatto diretto produttore e consumatore, con tutti i risparmi e le efficienze che ne derivano. Un canale che sarebbe adottato principalmente dai giovani, che costituiscono il mercato pubblicitario più goloso.
A parte le considerazioni puramente economiche, questo metodo eliminerebbe il rischio di monopolio culturale insito nell'attuale modello. Oggi possiamo vedere in televisione soltanto ciò che ci viene proposto da un pugno di emittenti, più o meno accentrate nelle mani di pochi magnati non necessariamente illuminati. Inoltre vengono prodotti soltanto i programmi che godono del placet del magnate di turno. Un produttore indipendente che non sia gradito o non accetti i contratti capestro del business non ha speranze di farsi conoscere e farsi vedere. Il P2P elimina tutto questo (con l'unica eccezione, per il momento, delle trasmissioni di eventi dal vivo, e anche lì progetti come Coolstreaming sembrano promettere bene).
Forse è ora che qualcuno, lassù nelle alte sfere, scenda a prendersi una boccata d'aria vera e si renda conto delle opportunità che sta sprecando. Si vede che la carenza d'ossigeno delle alte quote annebbia le facoltà mentali.
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