Guai giudiziari per un utente che ha pubblicato soltanto link a film scaricabili. La lunga mano della MPAA sconfina in Europa, ma è legale?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-03-2005]
Il sito Web inglese The Register riferisce che gli agenti della Paramount, della Twentieth Century Fox, della Universal e della Warner Bros. sono sbarcati in Inghilterra e hanno citato in giudizio un cittadino britannico, Alexander Hanff.
La cosa curiosa, oltre al fatto che gli emissari di Hollywood sono venuti a bussargli direttamente a casa, è che non lo accusano come al solito di aver ospitato o offerto in Rete illegalmente film vincolati dal diritto d'autore. Lo vogliono in tribunale perché il suo sito ha semplicemente citato dei link ai film scaricabili.
Hanff è infatti titolare di un nome di dominio, DVDR-Core.org, che ospita (o meglio ospitava) dei forum frequentati dagli appassionati di cinema. Il trentunenne Hanff, tuttavia, non ha mai gestito il server, che è operato da un gruppo di amici conosciuti soltanto via Internet.
Al momento, come descritto sul suo sito, Hanff non intende arrendersi. Ha assoldato un avvocato specializzato in cause informatiche e ha una linea di difesa che farà riflettere: secondo l'inglese nel mirino dei magnati del cinema, i siti che offrono link a film non liberamente scaricabili non devono essere perseguibili, in quanto non sono loro a ospitare i film. Il vero colpevole di violazione del copyright è l'utente indicato da quel link.
Hanff non ha tutti i torti. Anzi, i link a file esterni sono, in un certo senso, "neutrali" dal punto di vista della violazione della legge. E' vero che facilitano l'accesso a materiale distribuito illegalmente; ma è anche vero che consentono ai detentori dei diritti di rintracciare agevolmente il colpevole. Basta seguire il link.
La seconda obiezione di Hanff è ancora più interessante: un sito che offre link a file Bittorrent (che di per sé non contengono dati protetti dal copyright) è come un motore di ricerca. Del resto, è facile andare su Google e digitare, per esempio, "Star Trek bittorrent" per trovare decine di link a materiale della Paramount non legalmente distribuibile. Un motore di ricerca, in altre parole, agevola l'accesso al materiale illegale tanto quanto un sito che pubblica link. E allora, si chiede Hanff, "Perché non fanno causa a Google, Yahoo o Microsoft?".
Il principio che le case cinematografiche vorrebbero far valere, insomma, è che ognuno sarebbe responsabile della legalità del materiale che linka. Se questo principio venisse applicato, sarebbe la fine del Web, perché sarebbe materialmente impossibile verificare il diritto d'autore su ogni singolo testo o immagine da citare tramite link.
Le carte del procedimento legale rivelano inoltre la ragione per cui il braccio di Hollywood si estende fino all'Europa: il server è stato ospitato in California per un breve periodo, fino a quando Hanff l'ha trasferito in Olanda e poi chiuso volontariamente quando è giunta notizia di sequestri di siti P2P da parte delle autorità dei Paesi Bassi. Sembra insomma chiaro che Hanff non volesse guai neppure di striscio, ma questo non basta agli studios, che ora chiedono da 750 a 150.000 dollari di risarcimento per ogni link a film.
Come riassume efficacemente The Register, casi come questo dimostrano che la MPAA (l'associazione delle case cinematografiche statunitensi) è fermamente intenzionata a usare chiunque come caso esemplare ed è pronta a mandare i propri agenti a consegnare, senza preavviso e anche all'estero, una citazione in giudizio a una persona che aveva già chiuso mesi fa un sito che forse era legale. Considerato che l'azione legale rischia di concludersi con una sconfitta imbarazzante per la MPAA e già ora contribuisce a presentarla come un mastino spendaccione che morde a casaccio, non sembra una strategia molto efficace.
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