Una bufala che circola da cinque anni riprende vigore grazie a un involontario garante autorevole.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 02-03-2005]
"Salve, sono un padre di 29 anni" dice l'appello di George Arlington, che chiede aiuto per la sua bimba Rachele, malata di leucemia. George non ha i soldi per operarla. Ma "AOL e ZDNet hanno acconsentito... ogni persona che aprirà questa e-mail e la invierà ad altre 3 persone ci donerà 32 centesimi".
Si tratta di una classica bufala, documentata da tempo, che circola su Internet dal 2000 facendo leva sul buon cuore della gente. Dopo un lungo periodo di quiete, ritorna alla ribalta perché ora circola freneticamente in una nuova versione "garantita" da una "firma" che non passa inosservata: quella di un maresciallo della Guardia di Finanza di Roma.
La "firma" del maresciallo M.B. include sia un indirizzo di e-mail, sia un numero di telefono, entrambi effettivamente appartenenti alla GdF. Messa in cima all'appello, gli conferisce un'aria irresistibilmente autorevole, ma quest'apparente "garanzia" non cambia il fatto che si tratta di una bufala. Non esiste alcun George Arlington, né alcuna Rachele o Rachel che AOL e ZDnet sponsorizzerebbero in una squallida lotteria della morte. Le due società citate hanno più volte smentito ogni legame con questa storia.
Non è stato possibile chiarire come mai è stata sporta denuncia: anzi, non sembra esservene alcuna giustificazione. Infatti i lettori avvezzi a districarsi fra le bufale avranno intuito che dietro alla comparsa del maresciallo "garante" nell'appello di George Arlington c'è con tutta probabilità un comunissimo errore di comportamento.
Il maresciallo avrebbe insomma ricevuto l'appello da qualche conoscente e l'avrebbe inoltrato dal proprio luogo di lavoro, senza considerare che il suo programma di e-mail avrebbe aggiunto automaticamente al messaggio le sue coordinate personali (la signature), come avviene normalmente, e che queste coordinate sarebbero state poi interpretate come attestazione di garanzia.
E' un copione già visto: questo stesso appello, infatti, circola tuttora "garantito" da una dipendente dell'Istituto Superiore di Sanità e da un ricercatore del CNR. Tuttavia, in attesa di conoscere i dettagli, non è possibile escludere che qualcuno abbia combinato un dispetto al maresciallo M.B. e abbia "copiaincollato" abusivamente i suoi dati nell'appello.
I disagi causati dall'appello sono evidenti: il Comando Generale della Guardia di Finanza si troverà col telefono intasato di richieste di informazioni e di aiuto; la casella di posta del maresciallo è inservibile; e il maresciallo stesso sicuramente verrà perseguitato da questa storia per anni, come è successo ai suoi compagni di sventura.
In altre parole, il diffusissimo atteggiamento "male non fa, io nel dubbio inoltro" è assolutamente da evitare. Vale invece, come al solito, la raccomandazione troppo spesso ignorata: mai inoltrare gli appelli prima di averli verificati (basta una Googlata), e comunque non farlo mai dal luogo di lavoro per non diventarne "garanti" involontari.
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