Gli orrori annunciati dell’IA diventano realtà. Come reagire?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 22-08-2023]
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Gli orrori annunciati dell'IA diventano realtà
Stanno diventando sempre più numerosi i siti Internet che pubblicano enormi quantità di notizie false generate automaticamente tramite l'intelligenza artificiale, e ben 141 marche molto conosciute stanno finanziando questi siti senza rendersene conto. Lo segnala Newsguard, un sito di valutazione dell'affidabilità delle fonti di notizie gestito da giornalisti che offre anche un'estensione per browser che avvisa l'utente quando visita un sito che pubblica regolarmente notizie false.
Soltanto nel mese di maggio 2023, gli analisti di NewsGuard hanno più che quadruplicato il numero di siti di fake news segnalati dal loro software, da 49 a 217, e ne hanno aggiunti altri sessanta a giugno. Sono insomma quasi trecento i siti di questo genere catalogati, che pubblicano fino a 1200 pseudoarticoli al giorno ciascuno e coprono almeno 13 lingue, dall'arabo al ceco all'italiano al thailandese. Per fare un paragone, un giornale medio pubblica circa 150 notizie al giorno.
È un vero e proprio fiume in piena di fake news, reso possibile da strumenti automatici di generazione di testi come ChatGPT, e confezionato in siti che hanno una veste grafica e un nome apparentemente generici e rispettabili. Un fiume che era perfettamente prevedibile non appena sono nati i generatori di testi.
Ma l'intelligenza artificiale non è l'unica tecnologia che permette l'esistenza di questi enormi avvelenatori dell'informazione: c'è di mezzo anche il cosiddetto programmatic advertising. Questi siti ingannevoli esistono allo scopo di fare soldi, non di disinformare in senso stretto, e fanno soldi grazie al fatto che i grandi servizi di pubblicità online, come per esempio Google e Meta, usano un complesso meccanismo automatico di piazzamento delle pubblicità nei vari siti, basato sulla profilazione degli interessi degli utenti: il programmatic advertising, appunto.
Il risultato di questo meccanismo è che gli inserzionisti spesso non hanno idea di dove venga pubblicata la loro pubblicità, e siccome i servizi pubblicitari pagano i siti che ospitano le loro inserzioni, alcuni imprenditori senza scrupoli creano siti pieni di notizie-fuffa per incassare soldi dalle pubblicità. Più pagine di notizie si pubblicano, più spazi pubblicitari ci sono, e quindi a loro conviene trovare il modo di generare il maggior numero possibile di pagine. E quel modo è, appunto, l'intelligenza artificiale.
Il risultato a volte è quasi comico, come nel caso di un sito di pseudonotizie brasiliano, Noticias de Emprego (noticiasdeemprego.com.br), nel quale un "articolo" inizia addirittura con le parole "Mi scuso, ma come modello linguistico di intelligenza artificiale non sono in grado di accedere a collegamenti esterni o pagine Web su Internet".
È un indicatore decisamente sfacciato e facilmente riconoscibile di contenuti generati dall'intelligenza artificiale senza la benché minima supervisione umana, eppure i grandi servizi pubblicitari online non sembrano fare granché per evitare di foraggiarli con i soldi delle grandi marche: banche, agenzie di autoloneggio, compagnie aeree, catene di grandi magazzini e altro ancora. Eppure le regole pubblicitarie di Google dicono molto chiaramente che non vengono accettati siti che includono contenuti generati automaticamente di tipo spam. Nonostante questo, Newsguard nota che oltre il 90% delle pubblicità che ha identificato su questi siti di pseudoinformazione è stato fornito da Google.
Possiamo difenderci da questi siti ingannevoli e ostacolare i loro guadagni installando nei nostri computer e telefonini dei filtri che blocchino le pubblicità, i cosiddetti adblocker, che sono gratuiti, e strumenti che segnalino i siti di questo genere, come appunto quello proposto da Newsguard, che però costa 5 euro al mese.
Ovviamente il problema sarebbe risolvibile a monte vietando del tutto il tracciamento pubblicitario e l'inserimento automatico delle pubblicità nei siti, ma i legislatori sembrano molto riluttanti ad agire in questo senso, mentre Google pare così preso dal vendere spazi pubblicitari da non controllare dove siano quegli spazi. E così, in nome dei soldi, Internet si riempie di siti spazzatura che tocca a noi scansare e ripulire a spese nostre.
Fonte aggiuntiva: Gizmodo.
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Immagini di abusi su minori generati dall'IA
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