Dopo i fatti di Parigi, il ministro dell'Interno vorrebbe introdurre la possibilità di bloccare i siti ritenuti pericolosi, senza passare dall'autorità giudiziaria.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-01-2015]
La tragedia di Charlie Hebdo paradossalmente rischia di introdurre nuove limitazioni alla libertà dei cittadini, come è nella volontà di chi con il terrorismo attenta alla libertà di tutti.
A livello europeo infatti si vorrebbe introdurre un archivio generale dei passeggeri dei voli aerei, come negli Usa: una misura comprensibile anche se si tratta di stabilire garanzie e controlli per evitare abusi.
Un'altra misura che il ministro Alfano vuole introdurre è una pena detentiva per chi si arruola in milizie straniere per andare a fare la guerra per conto di organizzazioni terroristiche.
Attualmente infatti sono previste punizioni solo per gli arruolatori che reclutano in Italia o in altri Paesi europei.
La misura verrebbe introdotta a livello nazionale attraverso un decreto d'urgenza, che poi andrebbe approvato dal Parlamento, anche se sarebbe operativo da subito.
Il problema è che chi va a combattere poi torna in Italia addestrato e abituato a uccidere e potrebbe commettere reati gravissimi, come nel caso francese.
Quello che invece non comprendiamo e non accettiamo è l'altra misura che il ministro degli Interni vuole introdurre, ovvero che le forze di polizia possano bloccare siti web italiani e stranieri, senza richiedere autorizzazioni alla magistratura.
Questo avverrebbe qualora i siti pubblichino contenuti che lo stesso Ministero riterrà pericolosi per la sicurezza nazionale: una definizione troppo generica.
E' vero che l'arruolamento dei guerriglieri islamisti avviene spesso sul Web, ma si vorrebbe estendere la possibilità di blocco non solo ai "siti di arruolamento" ma a tutti i siti considerati collegati ai terroristi o inneggianti al terrorismo.
Già oggi molti siti web di questo tipo sono stati oscurati non su richiesta della Polizia ma su ordine della Magistratura; non si capisce perché si vorrebbe allargare la possibilità in base a semplici ordinanze amministrative di polizia.
Già oggi è previsto il blocco dei siti pedopornografici sulla base di semplici ordinanze amministrative, come pure la possibilità per l'Agcom, senza passare dal giudice ordinario, di bloccare siti web ritenuti colpevoli di violare il copyright pubblicando testi, musica e video (una norma contestatissima, tra l'altro).
Adesso si vorrebbe aggiungere questa nuova fattispecie mentre in Parlamento giace un disegno di legge sul cyberbullismo che vorrebbe dare alle forze dell'ordine, senza intervento della magistratura, la possibilità di rimuovere contenuti ritenuti colpevoli di incitare o di produrre bullismo nei confronti dei minori.
In pratica si opera progressivamente una sottrazione di tanta parte della Rete dalla sovranità della legge e della Magistratura, per sottoporla a controlli di polizia; con tutti i rischi - e gli abusi - che ne possono conseguire.
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gomez