Siamo sempre più connessi, ma utilizziamo poco il Web in senso stretto. Per tutto c'è un'App: la navigazione è morta?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-10-2010]
Il Web, così come sino a oggi è stato pensato e conosciuto, sta morendo velocemente: non è solo l'opinione del direttore di Wired Chris Anderson, ma sembra essere una previsione supportata da quanto sta accadendo alla Rete.
Bisogna però intendersi: non è Internet a morire, ma il Web "navigato". Si è sempre più always on, sempre connessi e pronti a usare le potenzialità di Internet, ma senza quasi navigare.
Si può fare una colazione veloce leggendo il quotidiano attraverso una applicazione sul proprio iPad, accedendo a Facebook per salutare gli amici o lasciando un tweet attraverso le applicazioni dedicate.
Giunti al lavoro, si scorrono i feed RSS attraverso un aggregatore, si fa una telefonata con Skype o ci si scambia messaggi attraverso una piattaforma di IM.
A fine giornata si cena ascoltando musica da Pandora, magari più tardi si giocherà con la Xbox Live o si guarderà un film in streaming attraverso Netflix o - fra poco - la Apple TV. Si passa così un giorno intero su Internet, ma non sul Web.
E anche quando davvero si "naviga", secondo una analisi di Compete, la storia non cambia molto: in Usa il 75% delle pagine viste riguarda i 10 siti più noti: Google, eBay, YouTube, iTunes Store e ben pochi altri.
In meno di dieci anni, rispetto al 2001, un traffico triplicato in una direzione sempre più univoca.
Così, nel volgere di pochi anni, uno dei più importanti cambiamenti nel mondo digitale è stato lo spostamento dal Web aperto - un oceano da solcare - a piattaforme molto più chiuse che usano Internet come mezzo di servizio, per trasportare dati e servirli direttamente all'utente in una forma già prota da fruire.
Un cambiamento, indubbiamente, iniziato dall'era dell'iPhone e dei nuovi dispositivi mobili dove un punto di forza è rappresentato da un App Store dedicato e ben fornito: non a caso Apple Store e Android Market hanno spinto indubbiamente il successo dei device collegati.
"Un nuovo mondo che Google non può direttamente solcare, dove l'Html non comanda più" dice Anderson.
Infatti il cambiamento da un web navigato e ricercato a un mondo Internet cui si ha accesso tramite Apps non è solo di estetica, ma anche e soprattutto di sostanza. L'Apps è specifica, diretta, fa in maniera esclusiva ciò per cui è stata scelta, senza quasi interazione: una Apps per ogni cosa, basta chiedere e spesso, naturalmente, pagare.
Così si assiste a politiche di marketing aggressive verso i nuovi utilizzi di Internet e verso la vendita di contenuti finalizzate a conquistare una fetta del potenziale mercato, soprattutto quello pubblicitario.
Perché se cambia il modo di navigare il Web, anche la pubblicità così com'è sino a ora conosciuta non potrà che cambiare in maniera radicale e, di conseguenza, dovrà cambiare anche il modello di business della Rete.
Non tutti sono così drastici, naturalmente. Tim O'Reilly e John Battelle, noti per le Conferenze sul Web 2.0, hanno per esempio una visione diversa: il Web si sta trasformando, sta crescendo e, al pari di un bambino che diventa adulto e più maturo, fa evolvere con sé i mezzi di utilizzo della Rete.
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