A dispetto del successo mediatico del progetto One Laptop Per Child, Microsoft sembra proprio non poter fare a meno dei mercati più poveri del mondo, e rilancia.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 08-02-2006]
Meglio un telefonino o un notebook? Sembra una domanda scema, ma non quando a farsela è uno dei padroni del mondo, Bill Gates in persona. All'International Consumer Electronics Show (CES), a Las Vegas, Microsoft ha esposto il prototipo di un computer Cellulare connesso a un apparecchio TV (chi non ricorda i primi esperimenti di informatizzazione a suon di Commodore, ZX e Spectrum?) e una tastiera esterna. Lo scopo dichiarato: un'alternativa al PC a manovella del MIT, l'oggetto del piano di cooperazione One Laptop Per Child (OLPC).
Secondo il vicepresidente di Microsoft Craig J. Mundie, i telefoni cellulari sono più adatti allo scopo rispetto ai PC, perché sono relativamente economici ed esiste già un'infrastruttura di rete per il loro uso. In realtà, l'idea di Microsoft, qualche problemino ce l'ha.
La TV usata come display esterno è una scelta ovvia, per chi ha in casa un plasma da 42 pollici, ma difficoltosa per le molte famiglie che non la possiedono. In più, quando ci sono, le TV hanno dei monitor terribili. Una nove pollici in bianco e nero poteva andar bene con lo Spectrum, ma oggi è sicuro veicolo di emicrania e cecità.
Il computer portatile sembra essere una macchina più adatta per l'istruzione dei giovani: "I telefoni cellulari sono superiori per certi versi," dice John Perry Barlow, esperto legale di Electronic Frontier Foundation: "per comunicare a voce, e per un certo tipo di messaggistica. Ma se volete sperimentare l'informatica in modo significativo, non potete farlo con un cellulare."
Anche Seymour Papert, professore emerito al MIT e membro dello staff di OLPC, vede qualche limite nei telefonini: "Se pensiamo alla tecnologia informatica e all'istruzione meramente come accesso alle informazioni," sostiene, "il telefono mobile ha una sua dignità. Ma 'imparare' non è solo aver accesso alle informazioni, è fare cose, esperire. Un computer non connesso alla rete vale di più di un telefono connesso."
Il portatile del MIT ha dominato la scena mondiale anche prima della presentazione di novembre al WSIS. Del resto, come avrebbe potuto andare diversamente? È una macchina economica, indipendente dalla presenza di una rete elettrica, e ha uno scopo lodevole: affrancare dal divario tecnologico milioni di bambini.
A dispetto di tutti i criticoni, il progetto sta assumendo caratteri molto concreti: Negroponte ha incassato l'appoggio delle Nazioni Unite, quando lo United Nations Development Program (UNDP), ha annunciato a Davos di promuovere l'iniziativa e offrire il suo prezioso supporto logistico per la distribuzione.
La taiwanese Quanta Computer sarà il primo produttore dei mini-notebook, e gli organizzatori di OLPC sostengono di essere vicino alla chiusura dei contratti per la fornitura di sette milioni di esemplari in Stati Uniti, Argentina, Brasile, Cina, Egitto, India, Nigeria e Tailandia. Probabilmente, tra meno di un anno assisteremo alla consegna di questi PC.
Di fronte a quello che sembra profilarsi come un clamoroso successo, le uniche voci stonate sono quelle di Intel, che ha bocciato la macchina come un "gadget", e Microsoft, che ritiene di avere una proposta migliore. L'atteggiamento dei primi, a fronte dell'impegno del principale concorrente, AMD, in OLPC, è scontato. Meno comprensibile, invece, è la mossa di Redmond.
Se si trattasse solo di filantropia, basterebbe staccare un cospicuo assegno intestato a OLPC. Perché, invece, insistere con un'alternativa? La chiave sembra averla trovata Aprile: "la vera preoccupazione sta nello sviluppo di un modello economico non basato sul profitto, principio diametralmente opposto a quello che regge oggi il settore."
Non è in gioco dunque solo l'informatizzazione dei bimbi poveri, ma il futuro del modello della corporation, su cui si basa la possente e fragile industria IT, un modello che sembra sgretolarsi sotto il peso del piccolo PC verde a manovella.
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