Prosegue e si completa la prova su strada del popolare servizio di musica online di Apple.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-03-2005]
Nella prima parte di questo articolo ho descritto l'impatto con la procedura non proprio semplice per diventare utenti iTunes. Ho scaricato legalmente un brano, ed è a questo punto che sono iniziati i veri problemi.
Scopro infatti con sorpresa che nella canzone appena scaricata l'audio è a singhiozzo, gracchia e vibra come se arrivasse da un telefonino che si fionda in una galleria autostradale o da uno streaming con banda insufficiente. Non è un problema di altoparlanti, perché le cuffie manifestano lo stesso problema e comunque non si tratta di distorsione ma di frammentazione.
Eppure il file è integro, come confermato copiandolo a un altro computer (un modestissimo laptop Apple). Suona perfettamente, dopo che ho "autorizzato" il computer a suonarlo: un concetto nuovo, per chi è abituato alla musica "libera" generata dai propri CD, e che posso usare, mi dice iTunes, con un massimo di cinque computer contemporaneamente. La procedura è molto semplice: digito nome utente e password di iTunes sul PC da autorizzare, e tutto funziona. Ma non sul mio PC Windows.
Un punto in meno per la musica legale protetta da sistemi anticopia, insomma: è più schizzinosa di quella non protetta e potrebbe non funzionare con il vostro computer. Siccome le canzoni non si possono restituire per un rimborso, conviene scaricarne una di prova prima di iniziare a fare acquisti in quantità, in modo da assicurarsi che il proprio computer non abbia incompatibilità.
E' un intoppo in parte compensato da un grande pregio di iTunes: consentire di masterizzare su CD le canzoni acquistate con un'operazione semplicissima. Si clicca sul pulsante Masterizza, si infila un CD vergine vuoto (preferibilmente di quelli che hanno pagato il controverso contributo SIAE, per essere legalissimi), e in pochi minuti viene generato un CD audio perfettamente suonabile in qualsiasi apparecchio stereo.
Una volta superati gli ostacoli iniziali descritti, insomma, iTunes è molto facile da usare (a patto che il vostro computer sia compatibile). Passato il primo impatto, basta un clic su Acquista brano e il gioco è fatto. Lo stesso account può essere gestito da computer differenti (a casa e in ufficio, o un laptop e un PC fisso), e la musica acquistata è condivisibile legalmente sui vari computer e iPod della rete domestica o dell'ufficio. Posso anche crearmi un normale CD per ascoltare la musica in altri apparecchi, per esempio in auto o nell'impianto stereo.
Anzi, considerata la facilità d'uso e le tante altre ghiotte funzioni accessorie che non approfondisco qui, il rischio di fare indigestione di musica è alto, e bisogna ricordare che a differenza dei circuiti P2P, ogni clic costa un euro: si fa in fretta ad accumulare un bell'addebito.
Ma quanto è valido l'investimento? Trattandosi di musica protetta da sistemi anticopia, nascono ovvi dubbi sulla sua fruibilità a lungo termine. Che succede, per esempio, se cambio computer o devo formattarlo e reinstallare? Posso essere sicuro che fra vent'anni potrò ancora ascoltare con nostalgia la colonna sonora di questo periodo? Potrò tramandare ciò che ho pagato ai miei figli, come mio padre mi ha tramandato i suoi dischi a 78 giri?
Da questo punto di vista, Apple sembra aver azzeccato un compromesso che non irrita né le case discografiche né gli utenti. I file cifrati contenenti le canzoni sono perfettamente copiabili: se ne può fare un normale backup. Saranno però suonabili soltanto tramite il programma iTunes e soltanto sui computer autorizzati.
Pertanto, se fra vent'anni non ci sarà più iTunes (tutto può succedere) o se decido dopodomani di usare un sistema operativo per il quale non esiste una versione di iTunes, quei file non saranno ascoltabili. Lo stesso problema si pone se perdo i dati del mio conto iTunes: senza password, tutta la musica acquistata è inutilizzabile. Questi sono problemi che esistono soltanto nella musica protetta da sistemi anticopia.
La soluzione è semplice: conviene sempre masterizzare i brani acquistati. La masterizzazione, infatti, crea una versione dei brani totalmente priva di protezione anticopia e quindi compatibile con ogni apparecchio di oggi e di domani e convertibile in MP3, OGG o altro formato con qualsiasi programma di ripping (iTunes stesso permette di salvare i brani su CD in formato MP3). La legalità di un ripping per uso personale di un CD generato da iTunes, tuttavia, è dubbia, perlomeno stando al contratto Apple (quello che non si può stampare).
E già che siamo in tema di legalità, quanto è dimostrabile la legittimità dei file di iTunes? Supponiamo che io venga fermato in auto per un normale controllo della Guardia di Finanza. Cosa diranno gli agenti di fronte al mio porta-CD pieno di dischi masterizzati? Come spiegherò loro che li ho creati legalmente, anche se sono scritti col pennarello e non c'è traccia di bollino o logo SIAE?
Supponiamo, poi, che un utente abbia sul proprio PC o iPod qualche migliaio di canzoni scaricate illegalmente e un centinaio di brani legali. Come farà un'ispezione della Guardia di Finanza a determinare quali sono legali e quali no? Controllandoli uno per uno? Non basta certo guardare quali sono cifrati e quali no, visto che i brani di iTunes si possono masterizzare su CD e convertire in MP3. Mi pare che la GdF abbia impegni ben più pressanti che difendere Jennifer Lopez. E' per motivi come questi che il "Patto di Sanremo" e le altre iniziative antipirateria sono sconfitte in partenza.
Sul versante tecnologico, invece, la soluzione di iTunes è buona ma decisamente migliorabile. Le richieste di importazione e conversione potrebbero essere presentate altrove; le questioni linguistiche sono un ostacolo per il grande pubblico informatico che non ha dimestichezza con l'inglese; e la questione delle autorizzazioni, per quanto pratica e obiettivamente flessibile, è comunque un onere in più da ricordare quando si dismette un PC (se non lo si "de-autorizza", iTunes non lo toglie dall'elenco dei cinque dispositivi autorizzabili). C'è chi obietterà che con la musica "normale", quella che si compra in negozio, non c'è da "autorizzare" l'impianto stereo o il lettore DVD. Almeno per ora: iTunes, in questo senso, è forse un presagio di come saranno le cose se prevalgono i peggiori piani delle associazioni disco-cinematografiche.
C'è poi la questione qualità: i brani sono compressi con un algoritmo cosiddetto lossy, per cui parte del contenuto audio è comunque assente (anche se in modo percepibile soltanto a un orecchio molto sensibile). Il CD comperato in negozio offre brani non compressi con questi algoritmi, per cui è qualitativamente superiore. Sarebbe un bel gesto se iTunes fornisse anche una versione lossless, ossia acusticamente intatta, delle canzoni, in modo da ottenere la medesima qualità audio del CD normale.
Va detto che in termini di convenienza economica, comunque, il prodotto iTunes batte il negozio. A parte la possibilità di acquistare senza muoversi da casa e di crearsi una compilation contenente soltanto brani che piacciono invece di dover comperare un album in blocco, iTunes costa meno: per esempio, un album come Bula Bula di Mina costa 9,99 euro (più l'eventuale costo del CD vergine se lo masterizzate) su iTunes e circa 18 euro nei negozi.
In conclusione: sia pure con qualche difficoltà, specialmente per i non esperti di computer, resta il fatto che comperare musica online, legalmente e senza eccessive penalizzazioni, si può anche in Italia. In questo senso, chi scarica musica a scrocco non ha più giustificazioni morali, salvo che si tratti di materiale altrimenti irreperibile (classici fuori produzione o versioni introvabili). Ma questa è un'altra storia.
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