Verifica su strada del popolare servizio di musica online di Apple. Limiti, costi e vantaggi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-03-2005]
E' davvero così facile scaricare legalmente la musica da Internet? Ho messo alla prova iTunes, leader del settore grazie ai suoi 300 milioni di brani venduti (alla faccia di chi diceva che non si può vendere musica via Internet perché gli utenti sono tutti disonesti), usando un comunissimo PC Windows XP dotato di masterizzatore CD. Ecco com'è andata.
Vado per prima cosa al sito di iTunes in italiano, che curiosamente non è www.itunes.it, ma www.apple.com/it/itunes. Poi scarico il programma iTunes (disponibile gratuitamente per Windows e per Mac, ma non per Linux), facendo attenzione a scegliere se iscrivermi o meno alle varie newsletter pubblicitarie del servizio. Dare un indirizzo di e-mail è necessario soltanto se si vuole ricevere le newsletter di iTunes.
L'installazione ha qualche aspetto che può confondere l'utente non esperto: lanciato il programma di installazione, che installa anche Quicktime, è necessario un riavvio di Windows, dopo il quale iTunes tenta subito di uscire in Rete: il firewall (Zone Alarm) rileva che vuole anche attivarsi come server. Accetto, così come accetto la consueta chilometrica licenza d'uso con i suoi inquietanti quanto surreali moniti sull'uso nelle centrali nucleari.
Superato questo fuoco di sbarramento di domande, che non sarà un problema per gli smaliziati lettori di Zeus News ma disorienterà non pochi utenti (comunque non molto più di quanto farebbe un programma per scaricare musica da un circuito P2P), finalmente posso scegliere di andare direttamente all'iTunes Music Store, che è quello che volevo fare in partenza: voglio comprare una canzone, dannazione, non fatemi fare i salti mortali.
Ci siamo: sul mio schermo compare l'interfaccia del programma iTunes. Digito nella casella di ricerca il nome del brano che desidero acquistare (Boulevard of Broken Dreams dei Green Day; non fate quella faccia, i gusti son gusti). Tac, trovato al volo. iTunes ha in catalogo 700.000 brani, comprese tutte le canzoni del momento.
Ne ascolto l'anteprima un po' gracchiante (presagio di futuri problemi) per sincerarmi di aver scelto il brano giusto, poi clicco su Acquista brano: ma invece di poter mettere mano al portafogli, mi trovo con la richiesta di creare un "account Apple" se non ce l'ho già.
Un po' enigmatica, come schermata, se non sapete l'inglese, ma pazienza: per la legalità, questo e altro. Rimando momentaneamente l'acquisto e clicco su Crea nuovo account, chiedendomi quanti utenti non anglofoni capiranno che diavolo è un account. Perché non chiamarlo conto?
Welcome to the iTunes Music Store, pigola la schermata del computer. Ci risiamo con l'inglese (ma può darsi che Windows italiano visualizzi una versione italiana; ho condotto questo test con XP in versione USA). Se voglio qualcosa in italiano, mi posso godere le logorroiche condizioni del servizio, che posso visualizzare ma non stampare. Leggendole, scopro che iTunes è accessibile soltanto a chi ha almeno 13 anni, e che per i minori di 18 anni è consigliata la consulenza di un genitore. Un momento, forse mi sono perso: sto comperando musica o preservativi?
Le condizioni chiariscono anche le limitazioni d'uso dei brani scaricati: posso usare la musica di iTunes su un massimo di cinque "apparecchiature autorizzate da iTunes", posso "esportare, masterizzare o copiare i Prodotti soltanto per utilizzo personale e non commerciale" e "masterizzare una lista di brani fino a sette volte".
Vincoli accettabili per un uso normale, ma mi lasciano un po' d'angoscia le clausole che specificano che il contratto è governato dalla legge inglese e il servizio è gestito dalla sede in Lussemburgo. Ma io sto in Italia, cosa ne so io delle leggi anglo-lussemburghesi? E da quando le leggi straniere valgono in Italia?
Mi viene il dubbio: e se in Inghilterra sottoscrivere un contratto comporta la sottomissione perpetua alla Regina o non è ammesso il venerdì dopo l'ora del té? In un paese dove è permesso ammazzare uno scozzese, purché lo si faccia con arco e frecce nella città di York e non di domenica, tutto è possibile.
Diamine, sto solo comperando una canzone; quando vado in negozio di CD non mi impongono di sapere la Convenzione di Berna, la Costituzione Europea e di stringere misteriose alleanze con potenze straniere. Inizio a stringere i denti, ma resisto.
Rinunciare a questo punto sarebbe uno smacco: così accetto (o meglio, clicco per esclusione sulla parola Agree). Ora posso creare un conto, anzi pardon, un account. Tutto in inglese, ovviamente. Immetto i miei dati personali e quelli della mia carta di credito: uso una PostePay delle Poste Italiane, strumento ideale per gli acquisti online dei giovani in quanto ricaricabile e dotata di un limite di spesa. Viene accettata.
Finalmente ritorno alla schermata di iTunes. Clicco di nuovo su Acquista brano e mi preparo a pagare 99 centesimi di euro. Accetto la richiesta di confermare l'acquisto e assisto al magico scaricamento legale della canzone. Il santino di Urbani sulla scrivania mi guarda compiaciuto.
E' fatta: clicco felice sul pulsante Play per ascoltare la mia prima canzone scaricata con tutti i crismi del diritto d'autore. E qui cominciano i guai. Ve li racconto nella prossima puntata.
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