Combattere gli effetti perversi della tecnologia utilizzando la tecnologia stessa. E' questo l'insegnamento di John Connor, forse il migliore hacker del cinema. Altro che quella mezza calzetta di Neo...
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-12-2003]
L'hacker è un personaggio di grande fascino, il ribelle della cyber-era. Sarà per questo che da tempo letteratura e cinema se ne stanno occupando attivamente. Il grande schermo pullula di eroi hacker: dall'affascinante Neo (Keanu Reeves) di The Matrix, all'imborghesito Milo (Ryan Phillippe) di S.Y.N.A.P.S.E - Pericolo in rete, dall'adolescente David Lightman (Matthew Broderick) di Wargames al trasgressivo Kevin (Jeff Bridges) di Tron. E non dimentichiamo il poetico Joystick (Sergio Rubini) di Nirvana, un raro esempio di hacker-spaghetti, e l'attempato Martin Bishop (Robert Redford) de I Signori della Truffa. Ma la lista sarebbe troppo lunga, e troppo grande il rischio di scordare qualcuno.
Tutti questi personaggi sono eroi positivi, combattono, con le loro armi poco convenzionali, qualche potere dispotico e paralizzante. Alcuni di loro sono animati dalle migliori intenzioni, altri meno: Neo, l'eletto, vuole salvare l'umanità schiava di the Matrix. Kevin, in Tron, vuole semplicemente diventare ricco, e avoca a sè i diritti d'autore per i videogames da lui creati (un eroe molto moderno, e il film è del 1982!) contro il Master Control Program, una sorta di polizia virtuale che controlla il funzionamento di una rete per proteggere i diritti commerciali del suo creatore (un Palladium ante litteram?). Bishop, in I signori della truffa, ruba il decodificatore universale per finanziare le sue ONG preferite. Tutti hanno la meglio perchè, in fondo, padroneggiano la tecnologia più dei loro avversari, proprio come i veri hacker. Ma nessuno di questi convince lo spettatore fino in fondo...
A ben vedere, tutti questi personaggi incarnano l'idea negativa che l'uomo della strada si è fatto degli hacker: l'intrusore, il pirata, il sabotatore. Sì, loro sono eroi, spesso salvano il mondo, ma il loro humus di incubazione, il loro substrato di coltura, è l'ambiente dei fuorilegge informatici. Guardate Neo: l'eletto, nella prima parte di The Matrix, di giorno fa il programmatore, di notte si diverte a violare sistemi informatici e campa vendendo non meglio precisati minidisc illegali ai ragazzini. Più che un eroe, un delinquentello di seconda categoria.
Eppure il grande schermo ci ha regalato l'epopea di un uomo valoroso, hacker senza essere cracker, eroe principale senza essere protagonista, guerriero senza essere guerrafondaio: John Connor nella saga Terminator. In un futuro non lontanissimo, un sistema interamente meccanico chiamato Skynet combatte contro gli umani. Dopo averli quasi sterminati tutti, si trova in difficoltà: tra i pochi sopravvissuti c'è John Connor, un capo con i controfiocchi, che organizza la resistenza degli umani e sembra portarli alla vittoria.
Le macchine decidono allora di inviare indietro nel tempo un Terminator, cioè un cyborg, per uccidere Sarah Connor, futura madre di John. A fermare il terribile robot ci penserà Kyle Reese, un soldato inviato a sua volta nel passato da John stesso. Film rocambolesco ed emozionante, in cui il valoroso Kyle riuscirà, a prezzo della vita, a difendere Sarah e a far nascere John, di cui effettivamente è il padre.
Ma Skynet non ci sta, e manda nel passato un Terminator, di un modello più sofisticato, il letale T-1000, molto più potente e versatile, per uccidere John Connor bambino. Un umano soccomberebbe certamente, contro di esso. Così a John Connor adulto non resta che hackerare un Terminator, del modello T-800 (Schwarzenegger, per capirci) e mandarlo, riprogrammato, a difendere sè stesso ragazzino contro il T-1000.
Grazie a Terminator 2 - Il giorno del giudizio, capiamo perchè John è in grado di vincere: egli padroneggia la tecnologia del nemico. E non basterà a Skynet mandare un'ancora più potente Terminatrix, in Terminator 3 - Le macchine ribelli, per eliminare John ragazzo e la fidanzata: i nostri eroi vinceranno ancora.
Sono più di uno i motivi che rendono John Connor un grande hacker della science-fiction. Come il vero hacker, di solito invisibile, John non compare mai in prima persona. Sì, abbiamo conosciuto le sue versioni giovanili, ragazzino in Terminator 2 (e già allora ci sapeva fare con le macchine tipo bancomat o antifurti), ragazzotto in Terminator 3. Ma in entrambi i casi, non è il protagonista del film, ha anzi un ruolo assai secondario. Nella sua release definitiva di salvatore del mondo, lo vediamo solo in qualche flash-forward (come detto, John vive nel futuro) e niente più.
Come il vero hacker, non è legato al genere maschile. A dir la verità, John è maschio, come tutti i personaggi di cui abbiamo parlato. Ma non è il protagonista della saga. La vera eroina è invece la madre, la favolosa Sarah Connor (Linda Hamilton), una delle rare protagoniste femminili di questo filone narrativo.
Come il vero hacker, John ci dà un insegnamento: non esiste tecnologia buona o cattiva. Gli effetti dipendono da come la si usa: anche un Terminator, uno strumento di morte, può essere usato per salvare l'umanità. Ma una tecnologia può essere pericolosa, per cui Sarah, il T800 ed il piccolo John non esitano, in Terminator 2, a far saltare l'intero opificio dove sono custoditi pezzi del precedente cyborg, per impedire lo sviluppo di questa macchina.
Raccogliamo l'eredità di John Connor: non rifuggiamo la tecnologia del nemico, impadroniamocene. Finchè esisteranno persone come Sarah e John, l'umanità sarà al sicuro. Altro che quel fighetto dandy di Neo...
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