Secondo un appello che circola in Rete, l'Italia avrebbe approvato l'acquisto di un lungo elenco di "agenti biologici e sostanze radioattive" da usare a scopo bellico.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 13-11-2003]
E' triste vedere che al sacrificio degli italiani in missione di pace morti ieri mattina nell'attentato di Nassiriya, in Iraq, fa da contrasto l'incoscienza irresponsabile di chi diffonde dai giornali accuse demenziali come quella che l'Italia starebbe acquistando armi chimiche.
Infatto è proprio questo che si dice nel lungo appello che circola in Rete: l'Italia avrebbe approvato l'acquisto di un lungo elenco di "agenti biologici e sostanze radioattive" da usare a scopo bellico. Le fonti citate dall'appello sono un articolo di Jacopo Fo e uno di G. Lannes di Repubblica.
L'articolo di Fo citato dall'appello è tuttora disponibile qui e afferma che "La Gazzetta Ufficiale numero 171 del 25 luglio 2003 rende noto che il governo ha approvato l'acquisto di "agenti biologici e sostanze radioattive adattati per essere utilizzati in guerra per produrre danni alle popolazioni o agli animali, per degradare materiali o danneggiare le culture o l'ambiente, ed agenti di guerra chimica."
E' davvero un peccato che questi signori non sappiano usare Internet e forse abbiano seri problemi con la comprensione dell'italiano. Oppure hanno letto quello che volevano leggere. Perché se si fossero presi la briga di andare in Rete per leggere e capire prima di aprir bocca, avrebbero notato che la Gazzetta Ufficiale numero 171 del 25 luglio 2003 citata dall'appello non pubblica affatto un elenco di armi chimiche e radioattive da acquistare, ma un elenco di armi da includere fra quelle soggette a restrizioni di esportazione, importazione e transito, operazioni "regolamentate dallo Stato secondo i princìpi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali".
In altre parole, non è una lista della spesa: è una lista di restrizioni. Da nessuna parte si autorizza l'acquisto come affermato irresponsabilmente dall'appello e dai giornalisti che l'hanno raccolto e pubblicato, come al solito, senza controllarne minimamente l'esattezza. Eppure bastava usare Internet per verificare come stanno le cose.
Cominciamo con la Gazzetta Ufficiale numero 171 del 25 luglio 2003, reperibile online ad esempio qui. La disposizione alla quale fa riferimento l'appello è il decreto 13 giugno 2003, intitolato "Approvazione del nuovo elenco dei materiali d'armamento da comprendere nelle categorie previste dall'articolo 2, comma 2, della legge 9 luglio 1990, n. 185", il cui testo è disponibile qui. Questo decreto, in sostanza, aggiorna un elenco di armi e sostanze chimiche e radioattive citato dalla legge 9/7/1990 n. 185 all'articolo 2 comma 2. L'elenco aggiornato è disponibile qui.
Ma a cosa serve quest'elenco? Non certo a specificare quali armi acquistare. Infatti l'elenco serve alla legge 9/7/1990 n. 185, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 14 luglio 1990, n. 163, il cui testo è disponibile qui. Non ho trovato fonti più istituzionali perché l'archivio online del Senato si ferma al 1996.
La legge 185 è intitolata "Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento". Da nessuna parte si parla di "acquisto". L'affermazione che la legge approva l'acquisto è una irresponsabile invenzione giornalistica.
La legge 185 ha, fra le sue disposizioni generali, questo comma: "1. L'esportazione, l'importazione e il transito di materiale di armamento nonché la cessione delle relative licenze di produzione devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell'Italia. Tali operazioni vengono regolamentate dallo Stato secondo i princìpi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali."
Anche il comma 7 rende chiaro il fine di questa legge e rende impossibile il supposto acquisto delle armi citate: "7. Sono vietate la fabbricazione, l'importazione, l'esportazione ed il transito di armi biologiche, chimiche e nucleari, nonché la ricerca preordinata alla loro produzione o la cessione della relativa tecnologia. Il divieto si applica anche agli strumenti e alle tecnologie specificamente progettate per la costruzione delle suddette armi nonché a quelle idonee alla manipolazione dell'uomo edella biosfera a fini militari."
L'articolo 2 comma 2 richiamato dal decreto 13 giugno 2003 è semplicemente un elenco dei materiali d'armamento regolamentati - non da acquistare - e la cui esportazione, importazione e transito appunto "devono essere conformi alla politica estera e di difesa dell'Italia" e sono regolamentati dallo Stato "secondo i princìpi della Costituzione repubblicana che ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali."
Il decreto 13/7/2003 non fa altro che aggiornare quest'elenco, che non dispone affatto l'acquisto di alcunché.
L'appello è insomma al di là di ogni dubbio una bufala, e pertanto non va assolutamente diffuso.
A quanto mi risulta, nessuna delle testate giornalistiche o dei parlamentari coinvolti ha pubblicato una rettifica.
A dire il vero una sottospecie di rettifica c'è: l'ha pubblicata ieri Jacopo Fo.
Secondo Fo, "Alcuni sostengono che ci sia stato un grave errore in quanto la gazzetta ufficiale citata non si riferirebbe a un acquisto di armi, ma a un elenco di armi che sono sotto monitoraggio. Su questo argomento abbiamo interpellato il deputato dei Verdi Pier Paolo Cento il quale ha ribadito che si tratterebbe di un tentativo di arrivare all'acquisto di queste armi. Ad esempio il lacrimogeno CS, citato nell'elenco, è già in dotazione alle forze dell'ordine, e sarebbe stato usato al G8 di Genova. La questione non ci sembra per niente chiara e andremo avanti a indagare."
Si spera che lo faccia con più rigore del passato.
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