...Lo dice anche la polizia!
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-11-2003]
Sta circolando, principalmente nell'Internet svizzera di lingua italiana ma con frequenti puntate in Italia, una variante di una delle più classiche leggende metropolitane. L'appello dichiara come fonte "un mail della polizia cantonale di Basilea", secondo il quale "in un cinema di Losanna... qualche settimana fa una persona in un cinema si è seduta su un oggetto appuntito que si trovava su una delle poltroncine. Quando questa persona si è alzata per controllare di cosa si trattava, ha trovato un ago di siringa piantato nella poltroncina con una nota vicina: 'Lei è appena stata infettata dall'HIV'."
Addirittura vi sarebbero "più casi simili successi recentemente in più città.Tutti gli aghi controllati erano positivi all'HIV." Un attacco in grande stile, dunque: e come se non bastasse, "sono state trovati altri aghi negli sportelli per la moneta restituita degli automatici pubblici (biglietti, posteggio, snack, ecc.)" (l'italiano barcollante non è mio; lo sto riportando pari pari).
A garanzia dell'autenticità dell'appello, il messaggio si conclude proclamando "Chi non ci credesse può informarsi al seguente indirizzo: KANTONSPOLIZEI BASEL-STADT, PolA 1 Werner Diefenbacher, Sachbearbeiter Alarmwesen / AUD Spieglhof, Büro 330, 3. OG, Spiegelgasse 6, 4001 Basel" e indicando i numeri di telefono della Polizia Cantonale di Basilea.
La bufala risale addirittura al 1998, che presenta un'esaurientissima raccolta di smentite e di episodi vagamente analoghi che possono aver ispirato la leggenda metropolitana. In estrema sintesi, non è mai successo a nessuno di pungersi accidentalmente e contrarre l'HIV con una siringa conficcata in una poltrona del cinema.
Non è mai successo finora, potreste pensare: e se fosse successo adesso e la Polizia Cantonale di Basilea volesse dare l'allarme? In realtà l'appello cerca semplicemente di diventare più credibile sfruttando l'autorevolezza della polizia svizzera. E già qui incappa in un errore piuttosto macroscopico: come nota un lettore (samuele.coma****i), che cosa c'entra la polizia di Basilea con un fatto successo a Losanna?
Secondo le indagini svolte da alcuni solerti lettori (delo81, gaiardoni e dovaj), il numero di telefono corrisponde effettivamente a un interno della sede della polizia di Basilea, ma la persona citata nell'appello (Werner Diefenbacher) risulta sconosciuta alla polizia della località elvetica. Chiamando il numero telefonico indicato, a un lettore è stato risposto che il messaggio non corrisponde al vero e che non è mai stato inviato dalla Polizia Cantonale.
Inoltre una rapida ricerca in Google rivela l'esatto indirizzo della Polizia Cantonale di Basilea e la sua pagina Web, che però non contiene traccia dell'appello né del signor Werner Diefenbacher.
E' insomma chiaro che qualcuno ha inventato di sana pianta l'attribuzione dell'appello alla Polizia Cantonale svizzera e ha riconfezionato intenzionalmente la bufala. A che pro? Le ragioni possono essere tante, ma la più probabile è lo scherzo di cattivo gusto.
Ci sono infatti da sempre i burloni che si divertono a diffondere allarmi fasulli per vedere quanta gente ci casca. E ora che c'è Internet, è facile per questi individui verificare quanta strada fa la loro creazione: basta inserire nell'appello un nome o una parola particolare ("Werner Diefenbacher", per esempio) e poi cercare quel nome o parola in Google, specialmente nella sezione newsgroup. Questo rende il gioco cretino ancora più stimolante.
Purtroppo questa gente non si rende conto del panico che semina e del disagio che causa alle autorità citate di volta in volta nelle varie versioni dell'appello. Sicuramente il centralino della Polizia Cantonale sarà tempestato di inutili telefonate di richiesta di informazioni, e la fobia degli aghi infetti si aggiungerà inutilmente alle tante ansie quotidiane che già ci affliggono.
Soprattutto in casi come questi, è quindi assolutamente da evitare il ragionamento "io diffondo l'appello, non si sa mai". Non mandate in giro questo falso allarme: non fareste altro che fare il gioco di questi burloni irresponsabili.
L'indagine antibufala completa e i suoi aggiornamenti sono a vostra disposizione qui.
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