I blitz contemporanei delle major attraverso le associazioni di categoria scoraggiano Peter Sunde che getta la spugna e abbandona The Pirate Bay.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 06-08-2009]
Da quando in Svezia è passata la legge che obbliga i concessionari di connessione a comunicare gli indirizzi IP ed e nominativi degli utenti sospettati di download illegali a richiesta delle associazioni a tutela dei diritti di autori ed editori, il destino di The Pirate Bay poteva dirsi definitivamente compromesso.
L'apodittica affermazione poi della "imparzialità" in giudizio di un magistrato dichiaratamente schierato contro il peer-to-pee e la conseguente convalida di una sentenza vista dai più come un favore voluto dai politici e fatto alle major dell'intrattenimento dal fino a ieri liberalissimo stato scandivavo ha definitivamente posto una pietra sopra alle speranze di quanti si illudevano che la Baia non avrebbe fatto la fine di Gnutella.
Da ultimo ci si sono pure messe, forse spinte dall'aria che sta tirando in questo momento, le richieste avanzate dalla Federazione dell'Industria Musicale Italiana (FIMI) e dalla Federazione contro la Pirateria Musicale (FPM), che si sono rifatte nientemeno che ai "risultati delle prove raccolte nel corso del procedimento penale di Bergamo" nel quale, come si ricorderà, il Giudice del Riesame aveva disposto il dissequestro dei siti internet di The Pirate Bay, accusata di violare la normativa italiana sul diritto d'autore.
D'altra parte, non è improbabile che in Francia, con l'adozione dell'Hadopi 2, si schiererà sulle medesime posizioni svedesi; e già da tempo gli Stati Uuniti hanno avanzato richieste milionarie di risarcimento attraverso la Motion PIcture Association of America (MPAA).
Sia come sia, Peter Sunde ha deciso di abbandonare il campo (anzi: il càssero della nave) e lasciare Gottfrid Svartholm Warg, Fredrik Neij e Carl Lundstrom, i suoi ex soci d'avventura, per dedicarsi ad altre cose. Questo almeno è ciò che ha comunicato ai fans dal suo blog, affermando che intende spogliarsi dal ruolo finora attribuitogli dalle circostanze per riappropriarsi della sua esistenza e "ridiventare una persona" facendo altre cose e seguendo altri interessi sino ad oggi accantonati.
Sembra tuttavia che alle major continuino a sfuggire sia il senso profondo della cosiddetta "pirateria" (per altro oggetto di uno studio approfondito della Sony di qualche anno fa, dal quale risultava chiaramente che il calo delle vendite dei supporti non era provocato dalla duplicazione abusiva), sia il fatto consolidato che dallo scontro tra cassaforte e scassinatore è sempre quest'ultino ad avere la meglio.
Perciò è insulsaggine e pura demagogia parificare chi scarica pochi o tanti brani dall'internet per poi farne un uso personale alle tante bande Bassotti dei duplicatori professionali, che sono in grado di sfornare migliaia di copie abusivo già poche ore dopo la diffusione in commercio e che magari usano il ricavato per altre e peggiore operazioni malavitose.
La duplicazione casereccia del solito Pierino potrà magari colpire la fantasia di qualche pennivendolo poco informato, uso a rivolgersi a un pubblico di casalinghe frustrate e di nonni ottuagenari, presi come sono tra stampa schierata e giochini televisivi interrotti più spesso dalla pubblicità che da notiziari quasi mai obiettivi ed approfonditi; ma per fortuna esiste ancora una (purtroppo piccola) parte del mondo che ancora ragiona con la propria testa sulla base della proprie esperienze e convinzioni.
Si comincia perciò già adesso ad assistere dalla migrazione del popolo del P2P alle sottoreti chiuse, già attive sia nell'Est europeo o, più vicine ed affidabili, nell'ancora liberale Olanda; e non v'è dubbio che la tecnologia sarà presto alla portata di tutti, anche degli ultimi tra gli "utonti" né più né meno di quanto è già avvenuto con le reti Torrent.
Perché il web, nato dell'esigenza di rendere inarrestabile la comunicazione, ha fatto la sua fortuna come forma e sostanza di un'esigenza insopprimibile di libertà; e come tale continua e continuerà ad essere vissuta dal "popolo della Rete" in tutte le sue varie e multiformi manifestazioni.
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Dangerotto