Cassandra Crossing/ Find My Device? O Find Me?
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 12-03-2025]
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Find My Device o piuttosto Find Me?
Poi è arrivato Google con la sua idea luminosa: inventariare e georeferenziare tutte le Wi-Fi del mondo, e usare i nomi (in realtà gli indirizzi MAC) e le posizioni dei router Wi-Fi che un device "vedeva" (anche senza connettersi) per localizzare il device stesso.
Questo indipendentemente da cosa il possessore del device avesse deciso riguardo al fatto di abilitare o meno la pubblicazione della posizione. E' un metodo completamente passivo, e per Google gratuito, perché sottoprodotto dei chilometri spesi per fare tutte le foto di Street View. Il concetto appena enunciato è importante; se vi sembra banale, dovreste rileggere questo paragrafo.
Apriamo una parentesi. Vale la pena di ricordare come in Italia il Garante Privacy avesse allora chiesto a Google se stesse davvero raccogliendo i dati delle reti Wi-Fi; Google giurò che non lo facevano apposta e che i dati raccolti erano stati solo un errore. Quando gli annunci ufficiali successivi hanno rivelato la verità, il Garante è rimasto inattivo. Se ne è dimenticato? O punire chi dice bugie non rientra nelle sue prerogative?
Ma torniamo a noi. Poi è arrivata Apple, con la sua idea luminosa: utilizzare anche il protocollo Bluetooth per georeferenziare i device che non possedevano un Wi-Fi (tag, auricolari e via dicendo) e per migliorare la georeferenziazione dei device dotati sia di Wi-Fi che di Bluetooth.
Curiosamente, la letteratura tecnica in merito non descriveva i dettagli di implementazione, eccedendo invece in assicurazioni di inviolabilità, criptazione e anonimato dei dati così raccolti. Sia Google che Apple continuano tutt'oggi a rassicurarci che i dati sono criptati, anonimizzati e "antanizzati". Torneremo dopo su questo punto.
In pratica Apple iniziò a fare la stessa cosa che Google aveva inventato col Wi-Fi, utilizzando i device Bluetooth di sua produzione, indipendentemente da chi ne fosse il proprietario, come una rete globale in cui i device Bluetooth, facendo ponte sui device che erano dotati anche di Wi-Fi, fornivano ai server Apple Find My la notizia che vedevano gli altri device. Non c'era bisogno di pairing: bastavano i segnali di broadcast, quindi di chi fossero i singoli device non era importante. Bastava ti passassero accanto.
Google si allineò molto rapidamente. Così, attraverso una connessione Wi-Fi, ogni device Bluetooth fa sapere ad Apple o a Google chi sono gli altri device che vede. E chi conosce la propria posizione e vede un altro device conosce implicitamente anche la posizione dell'altro device più o meno 10 metri, per il solo fatto di vederlo. E la può inviare "a casa". Se poi i due device sono connessi via pairing, può fare calcoli di posizione molto più precisi.
Insomma si è creata una grande rete omogenea di device che si controllano reciprocamente e riempiono database "nel cloud" di informazioni sulla posizione di tutti i device e, per ovvia (e calcolabile per via informatica) induzione, anche delle persone. Oggi, per mutua convenienza, questo procedimento utilizza device di tutti i produttori.
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Il Bluetooth, l'app Immuni e il GDPR
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