Dropshipping, sextortion, cryptoscam: trappole e truffe.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-10-2023]
Mi hanno scritto numerosi genitori, raccontando che i loro figli molto giovani chiedono di poter iniziare un'attività di dropshipping. Ragazzi e ragazze parlano di guadagni facili e cospicui, ispirandosi agli spot che vedono nei social e ai tutorial che trovano su YouTube, e i genitori spesso sono scettici all'idea di affidarsi ai consigli di sconosciuti forse non del tutto disinteressati, temono che un'attività del genere possa distogliere dallo studio e dal tempo libero, e spesso non hanno ben chiaro cosa sia questo dropshipping.
Cominciamo dalle basi: il dropshipping consiste nel vendere via Internet prodotti di vario genere, comprati sempre via Internet da vari fornitori all'ingrosso. La differenza principale rispetto alla compravendita tradizionale è che nel dropshipping il venditore non riceve la merce in un proprio magazzino per poi spedirla al compratore, ma ordina al fornitore di spedire direttamente la merce a quel compratore e guadagna sulla differenza fra il prezzo a cui vende e il prezzo a cui compra. Il fatto che non serva disporre di un magazzino e spendere in anticipo per avere scorte di prodotti da vendere rende questa attività particolarmente adatta al lavoro da casa online e allettante per gli aspiranti imprenditori.
In sé il dropshipping non è illegale, se fatto bene. Il problema è riuscire a farlo bene, evitandone i rischi. Per esempio, il venditore, cioè il dropshipper, che molto spesso sarebbe un minorenne, è legalmente responsabile di un prodotto che non gli passa mai per le mani ma di cui deve garantire la qualità promessa. Se per caso il fornitore spedisce un prodotto difettoso o addirittura fraudolento o contraffatto, o non lo spedisce del tutto, è il venditore-dropshipper che ne deve rispondere e lo deve rimborsare, con tutte le conseguenze e i costi legali che ne possono derivare.
Il dropshipper deve inoltre spendere in pubblicità per farsi conoscere e trovare clienti, deve lottare contro la concorrenza degli altri dropshipper, deve creare un sito-catalogo nel quale offrire i prodotti, e deve pagare le tasse e rispettare tutti gli obblighi di legge. Tutte cose che hanno costi non trascurabili e richiedono tempo e impegno, con il rischio costante che dopo tutta la sua fatica i clienti decidano di tagliarlo fuori e risparmiare, comprando dalla concorrenza oppure direttamente dal fornitore.
Infatti per i clienti non è difficile scoprire chi è quel fornitore, per esempio cercando in Google l'immagine o la descrizione testuale del prodotto offerto, che spessissimo è la stessa sul sito del dropshipper e sul sito del fornitore. Inoltre i clienti sanno riconoscere i segnali tipici di un sito di dropshipping: le foto della "sede aziendale" prese da siti di immagini stock, le offerte ad alta pressione del tipo "compra questo orologio entro 4 ore 17 minuti e 15 secondi per avere lo sconto dell'80%!!" e le testimonianze più o meno inventate dei clienti soddisfatti, tipo "Maria ha appena comprato questa felpa ed è contentissima!".
Le speranze di vendita e i margini di guadagno, insomma, rischiano di essere molto bassi per il dropshipper, e basta qualche contestazione da parte di clienti insoddisfatti per intaccare quei margini. Chi fa veramente soldi con il dropshipping è chi fornisce i prodotti e i servizi, come il sito-catalogo, il software di gestione delle compravendite, le agenzie pubblicitarie, le consulenze tecniche. Nomi come AliExpress, Shopify, Oberlo.
E poi ci sono, purtroppo, i truffatori. Gente senza scrupoli che fa pubblicità al dropshipping e lo presenta come un modo facile per fare soldi senza essere esperti e standosene comodi a casa. Gente che però chiede soldi, per esempio per far avere all'aspirante dropshipper un elenco di fornitori affidabili (che in realtà sono solo prestanome), oppure per entrare in un circolo di "affiliati" che promettono di far aumentare le vendite in cambio di un compenso fisso, oppure ancora per partecipare a costosi "seminari" che promettono di insegnare tecniche per ottimizzare il proprio sito e per vendere con successo.
In sintesi: come per qualunque offerta online, anche per il dropshipping bisogna studiare bene e informarsi sui rischi prima di investirci tempo e denaro, senza farsi abbagliare dalle promesse di facili guadagni spesso presentate su YouTube, e ricordandosi sempre che se fossero davvero facili, quei guadagni li farebbero in tanti. Studiare il dropshipping, insomma, è una buona occasione per esercitarsi a capire le complicazioni di un'attività professionale; praticarlo, invece, rischia di essere una lezione di commercio molto salata.
Il mio consiglio è di non dire seccamente "no" agli entusiasmi dei figli, ma di proporre di esplorare insieme tutte le sfaccettature di questa forma di commercio, creando un business plan, facendo una tabella di costi e ricavi, trovandosi una nicchia di mercato esclusiva, informandosi sulle leggi e facendo ricerche, prima di fare qualunque investimento di denaro. Magari alla fine non se ne farà nulla, e magari invece qualcuno diventerà un grande imprenditore, ma di sicuro si porterà a casa conoscenze ed esperienze utili per qualunque lavoro futuro. Compresa la lezione più importante di tutte: in qualsiasi corsa all'oro, quelli che fanno sicuramente soldi sono sempre i venditori di picconi.
Fonti aggiuntive: Centro Europeo Consumatori Italia; Euroconsumatori.org; Michigan.gov.
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