Con il Digital Markets Act finisce il monopolio dell'App Store in iOS, ma anche le app di messaggistica dovranno garantire l'interoperabilità.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-11-2022]
Con il mese di novembre è entrato in vigore il Digital Markets Act, una nuova versione della legge europea sulla concorrenza che, almeno sulla carta, dovrebbe causare in Apple molte più preoccupazioni di quante ne abbia generate l'imposizione di USB-C.
Entro i prossimi sei mesi - tale è il tempo che dovrà trascorrere prima che le nuove regole inizino a venire applicate - le grandi piattaforme del web, indicate dalla Commissione Europea come gatekeeper, dovranno attivarsi per garantire l'interoperabilità tra i loro servizi di distribuzione delle applicazioni e di messaggistica, operazione che andrà portata a termine entro il 6 marzo 2024.
Si capisce subito, quindi, perché la realtà che pare più colpita da questo nuovo corso sia Apple, che ha sempre difeso orgogliosamente la decisione di non consentire l'installazione di applicazioni provenienti da altre fonti rispetto all'App Store, pratica generalmente nota con il nome di sideloading.
A partire del 2 maggio 2023 il sideloading dovrà essere concesso agli utenti di ogni piattaforma in uso nell'Unione Europea: come Android può ottenere app da varie fonti, come il Play Store di Google, il Microsoft Store e l'App Store di Amazon, così iOS dovrà consentire agli utenti di ottenere app da altri store.
Non solo: ciascun utente dovrà poter scegliere quale app store indicare come predefinito. L'unico potere che resterà ai gatekeeper sarà la possibilità di bloccare app e software riconosciuti come dannosi, qualunque sia la loro provenienza, poiché è chiaro che l'apertura a una pletora di store diversi può presentare un rischio per la sicurezza.
L'altra novità prevista dal DMA è l'obbligo di interoperatività tra piattaforme di messaggistica: in pratica, iMessage, WhatsApp, Telegram, Signal e soci dovranno consentire agli utenti di ciascuna piattaforma mandarsi messaggi, oltre che di fare chiamate e videochiamate, anche se la rispettiva applicazione non è installata sul dispositivo.
È questa probabilmente una sfida ancora più interessante della prima, poiché sussistono non poche questioni tecniche che, nelle intenzioni della UE, dovrebbero venir risolte da parte di gestori che avrebbero tutto l'interesse di tenere i vari servizi separati.
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