Per tenere al sicuro gli utenti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 11-11-2016]
Con tutte le recenti notizie di violazioni e furti di password - il mezzo miliardo di account Yahoo compromesso, i sei milioni di Clixsense, i 15 milioni di Telegram - stupisce che Facebook, con i suoi 1,7 miliardi di utenti attivi, apparentemente non abbia fatto gola a nessuno.
Non ci sono grandi notizie, infatti, di violazioni di massa e abbondanti furti di credenziali ai danni del social network in blu, né di estesi furti di identità ai danni dei suoi utenti.
Il motivo è molto semplice, secondo il chief security officer Alex Stamos: Facebook è la prima a comprare dagli hacker gli elenchi di password messi in vendita nel deep web.
Stamos, approdato a Facebook da Yahoo nel 2015, è a capo di un team speciale all'interno dello staff del social network: il suo compito è stare sempre un passo avanti rispetto a quanti cerchino di individuarne le debolezze, e sfruttarle.
L'acquisto delle password rientra a pieno titolo nelle attività che consentono al team di compiere la propria missione, spiega Stamos, perché è fatto a fin di bene e per prevenire l'incuria (o dabbenaggine) degli utenti.
Tutti gli episodi di servizi hackerati e credenziali sottratte hanno messo in luce come non mai il problema di fondo, che Stamos descrive così: «Il riutilizzo delle password è la prima causa di problemi in Internet».
In effetti, gli elenchi di password rubate mostrano come molti utenti siano sostanzialmente pigri, poco fantasiosi e poco attenti alla propria stessa sicurezza, riusando continuamente la medesima password per diversi siti e, in aggiunta, adoperando quasi sempre banali e prevedibili variazioni sull'immortale tema 123456.
Per controllare che gli utenti di Facebook non si affidino anch'essi a queste password pressoché inutili, il team di Stamos adotta una procedura precisa.
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Il primo passo consiste nell'acquisto degli elenchi di password messi in vendita sul mercato nero del deep web.
Il secondo consiste non nel violare sistematicamente tutti gli account di Facebook ma nel confrontare tali password con quelle - conservate in formato crittografato sui server di Facebook - scelte dagli utenti.
Si tratta - spiega Stamos - di un compito «che richiede una notevole potenza di calcolo» ma che ha permesso al social network di avvisare decine di milioni di utenti della necessità di cambiare la propria password.
Nonostante i vari mezzi messi a disposizione da Facebook per proteggere gli account - l'autenticazione in due passaggi, per esempio, o l'identificazione dei volti degli amici - non tutti gli utenti approfittano di queste possibilità: il gruppo di Stamos usa quindi tecniche alternative per cercare di proteggere anche gli utenti più sbadati.
Altri sistemi messi in campo per la protezione degli account prevedono l'utilizzo degli algoritmi di apprendimento automatico per capire se un determinato profilo sia stato violato in base all'attività condotta con esso, perché è possibile che un hacker, dopo aver violato la casella email di una vittima, riesca a resettare la password di Facebook della vittima stessa.
La necessità di tutti questi sistemi è per Alex Stamos dovuta al fatto che l'autenticazione con nome utente e password accusa ormai tutto il peso degli anni: «Username e password sono un'idea nata negli anni '70 per i mainframe. Non sono stati pensati per il 2016».
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