Manomettere bancomat e POS non è poi così complicato.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 16-08-2016]
Le carte di credito e le carte bancomat con il chip (sistema EMV) sono certamente un gran passo avanti, per quanto riguarda la sicurezza, rispetto a quelle dotate soltanto della vecchia e insicura banda magnetica.
Tuttavia, non esiste tecnologia che sia a prova di hacker. All'ultima Black Hat security conference di Las Vegas sono infatti stati svelati due attacchi che rappresentano altrettante minacce concrete alla sicurezza delle carte con chip.
Il primo sistema è stato ideato da due ricercatori della NCR Corporation, azienda che produce bancomat e lettori di schede.
Tale attacco induce l'apparecchio che gestisce i pagamenti a credere che la carta utilizzata non sia dotata di chip, obbligando quindi la macchina a utilizzare i dati contenuti nella banda magnetica.
Ciò è possibile manipolando le informazioni trasmesse dal tastierino esterno con cui si inserisce il PIN (come quelli adoperati nei negozi o nei supermercati, non quelli integrati nei bancomat).
Il lato positivo di questo scenario è che l'attacco non funziona con i dispositivi che sono costantemente online per processare immediatamente i pagamenti ma soltanto con quelli che si connettono al sistema periodicamente, accumulando i pagamenti in una coda che viene smaltita dopo un certo periodo.
Questo perché nel primo caso l'istituto che ha emesso la carta può immediatamente verificare l'incongruenza tra il fatto che la carta è dotata di chip e le informazioni arrivate dal POS, secondo le quali il chip non ci sarebbe, e bloccare così il pagamento.
Questo primo attacco non è, in sé, il frutto di una debolezza del sistema EMV, quanto l'effetto del mantenimento in vigore del più vecchio sistema a banda magnetica. Il secondo attacco, invece, riesce davvero a mettere in questione la sicurezza dell'EMV.
Tale sistema è stato sviluppato dai ricercatori di Rapid7 e si basa sulla manomissione del lettore.
Ciò significa che, per essere portato a termine, l'attacco richiede accesso fisico all'apparecchio. Se ciò si verifica, diventa possibile inserire un software che legga il numero dinamico che il chip genera per ogni transazione e lo trasmetta all'hacker che l'ha installato.
Se l'hacker è veloce - dato che il numero ha una validità molto limitata - può adoperare i dati acquisiti per svuotare il conto del proprietario della carta.
Alla Black Hat conference i ricercatori hanno dimostrato il funzionamento dell'attacco contro un bancomat. Il tempo a disposizione degli hacker è poco, ma è comunque sufficiente per fare danni seri.
EMVCo, il consorzio che gestisce EMV, ritiene comunque che i rischi per i possessori di carte sia molto limitato: «EMVCo ritiene che un attacco di questa natura sia estremamente difficile e rischioso da eseguire nel mondo reale. Quand'anche dovesse verificarsi, nel momento in cui il processo di pagamento viene preso in carico ci sono diverse contromisure che si possono mettere in atto per ridurre le conseguenze dell'attacco».
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