Uno studio mostra come le misure pensate per proteggere i brani e aumentare le vendite ottengano in realtà l'effetto opposto.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-12-2013]
Steve Jobs l'aveva predetto nel 2007: «I DRM non hanno sono riusciti e non riusciranno mai a fermare la pirateria musicale».
Ciononostante, per anni le case discografiche hanno continuato ad apporre lucchetti sui propri brani, per lo più rendendo difficile la vita agli acquirenti legittimi senza dare alcun fastidio ai pirati.
Negli ultimi tempi, però, la tendenza ha iniziato a invertirsi e le varie protezioni hanno cominciato a scomparire.
Ebbene, le conseguenze di questa decisione sono diventate parte di uno studio (disponibile in formato PDF) condotto dalla ricercatrice Laurina Zhang dell'Università di Toronto.
Confrontando i dati reali di vendita dei medesimi brani sia nel periodo di utilizzo del DRM sia attualmente, ha notato come la sparizione dei lucchetti digitali abbia fatto bene alle vendite.
«Ho scoperto» - ha dichiarato - «che la rimozione del DRM ha fatto aumentare le vendite digitali del 10%».
Tale aumento, peraltro, non è stato costante per tutti i brani, ma è stato maggiore per quelli che vendono di meno. Gli album che vendono di meno (la cosiddetta coda lunga) hanno registrato un aumento del 30%, mentre quelli che già vendono molto non hanno subito incrementi significativi.
«I miei risultati» - ha commentato la ricercatrice a questo proposito - «confermano la teoria secondo la quale abbassare i costi di ricerca può facilitare la scoperta di prodotti di nicchia».
La musica senza DRM faciliterebbe insomma la condivisione dei file e la scoperta di nuovi generi e brani musicali, potenziando le vendite di quelli meno conosciuti; di contro, quelli già popolari non beneficerebbero di questo fenomeno in quanto già noti.
Non è dunque un caso se ormai il DRM è quasi completamente scomparso dai brani musicali in vendita (mentre resiste sugli e-book).
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