Troppo piombo nelle ali di Telecom Italia

Prosegue con successo il Piano industriale di Telecom Italia: era già stato delineato in autunno e ora viene sostanzialmente confermato nell'incontro con la comunità finanziaria internazionale. Il problema non è la gestione Tronchetti Provera ma la pesantissima eredità dell'Opa Colaninno, che frena investimenti e sviluppo.



[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-02-2002]

Il Presidente di Pirelli e Telecom Italia, Marco Tronchetti Provera, conferma le linee portanti della sua gestione del Gruppo Telecom Italia nell'incontro del 14 febbraio con gli investitori e la stampa.

A San Valentino il Presidente di Telecom Italia può dire alla comunità internazionale che una buona parte della missione che aveva affidato ai suoi uomini è stata compiuta: ridurre l'indebitamento di Telecom Italia con una politica di cessioni e il taglio di costi.

Sono state già cedute le attività satellitari di Telespazio e Viasat, la quota in Lottomatica, persino la commercializzazione delle schede telefoniche; ci si accinge a cedere l'immobiliare Telemaco e le partecipazioni in Francia e Austria; l'unico investimento da proseguire, all'estero, rimane il Brasile.

Si dice focalizzazione sul core business della telefonia fissa e mobile, ma il cash-flow è assorbito quasi esclusivamente dal processo di riduzione dell'indebitamento. Gli investimenti ci rimettono e non poco, l'unica novità sono i 700 milioni di euro destinati alla ricerca, in un progetto che vede coinvolti i Pirelli Labs... non a detrimento di Telecom Italia Lab, si spera.

Il mercato applaude ma non abbastanza: si vorrebbe un titolo più dinamico e in crescita; peccato che non sia possibile, e la colpa è della montagna di debiti lasciata in eredità da Colaninno. Nonostante questa eredità, Telecom Italia in fatto di debiti sta decisamente meglio delle "sorelle" British Telecom, Deutsche Telecom e France Telecom.

Peccato che i debiti di Colaninno non siano serviti a finanziare lo sviluppo o la posa di una grande rete a fibre ottiche, ma a pagare la scalata. Chi oggi si lamenta dell'andamento del titolo aveva applaudito Colaninno, novello Babbo Natale, che pagava benissimo il titolo Telecom Italia con soldi in prestito, che ora si devono restituire.

Peccato che nel centrosinistra ora non si levi qualche Nanni Moretti che rimproveri a D'Alema di avere favorito Colaninno, mentre invece poteva essere cablato il Paese (con un costo tra i quattromila e i seimila milardi) e potevano essere abbattute molto di più le tariffe telefoniche, innescando un circuito virtuoso e di crescita per l'economia del Paese.

La fortuna di Telecom Italia è che, nonostante il piombo nelle ali dell'indebitamento, può dormire relativamente tranquilla: il suo principale concorrente Wind - Infostrada è di proprietà dell'Enel, cioè dello Stato; in questi giorni si sono sprecati gli interventi di esponenti della maggioranza di centrodestra che vorrebbero un minore impegno, anche finanziario, dell'Enel nelle Tlc, affinché questa si impegni di più nella produzione di energia elettrica.

Negli anni '70 c'era chi non voleva la Tv a colori perché avrebbe accelerato i consumi privati a scapito degli investimenti pubblici. Nel caso delle Tlc si è preferito dare un contentino a centinaia di migliaia di azionisti Telecom Italia, coinvolti nell'Opa di Colaninno, piuttosto che dare una svolta al nostro Paese nel settore del multimediale.

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Pier Luigi Tolardo

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