Rodotà nei giorni scorsi ha accennato a una ipotetica regolamentazione dei motori di ricerca affinché rispettino il diritto all'oblio.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 24-02-2005]
La nostra giurisprudenza contempla il cosiddetto diritto all'oblio, che in alcuni casi limita il diritto di cronaca. Il diritto all'oblio prevede che non si possano riferire nomi e cognomi, relativi a un fatto di cronaca avvenuto anni prima, di coloro che abbiano scontato la propria pena e che si siano riabilitati: hanno diritto a essere "dimenticati", anche in caso abbiano commesso delitti efferati.
Piu' volte la Cassazione si è pronunciata in questo senso: esiste una sorta di diritto alla riservatezza secondo il quale una persona non puo' restare esposta ai danni arrecati al proprio onore e alla propria reputazione dalla reiterata pubblicazione di una notizia (già pubblicata in passato legittimamente), salvo che il fatto ritorni di attualità a causa di nuovi eventi verificatisi.
Attraverso Internet, e in particolare grazie ai motori di ricerca, questo principio in molti casi viene costantemente scavalcato. Nella cache dei motori di ricerca, Google per primo, possono rimanere per un tempo indefinito anche informazioni non più presenti online. Per questo motivo nei giorni scorsi il Garante della Privacy Stefano Rodotà ha ipotizzato una regolamentazione della Rete che rispetti il diritto all'oblio.
Rodotà comunque per ora è stato molto vago, sebbene non sia la prima volta che si pronuncia sull'argomento.
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