[ZEUS News - www.zeusnews.it - 10-03-2022]
Sembra passata un'eternità dall'era dei software di file sharing, quando su preistoriche connessioni dial-up si scambiavano illegalmente file musicali nel neonato formato MP3 tramite programmi dal nome esotico come Napster, WinMX, LimeWire, Kazaa, Gnutella o, negli ultimi tempi, eMule.
Uno alla volta, tutti quei software sono caduti vittime del successo di BitTorrent o si sono scontrati con le esigenze dei detentori del copyright, che in certi casi sono arrivati a minacciare multe miliardarie.
Alcuni dei nomi storici hanno provato a riciclarsi, spesso approfittando della fama acquisita durante gli anni della pirateria per proporre banali, sebbene del tutto legali, negozi online di musica.
A quanto pare, questa fase di "riciclaggio" non è ancora finita. L'ultimo in ordine di tempo a cercare una seconda giovinezza è LimeWire, che però non si propone come l'ennesimo servizio musicale a pagamento ma si presenta come un luogo di scambio di NFT e «oggetti digitali da collezione».
Il nuovo LimeWire, insomma, del vecchio mantiene soltanto il nome, o quasi: inizialmente avrà si concentrerà particolarmente sulla creazione e sulla compravendita di materiale a tema musicale (edizioni limitate, demo mai pubblicate e, naturalmente, Non Fungibile Token) ma, nel tempo, allargherà il proprio campo d'azione.
Il lancio ufficiale è previsto per il prossimo mese di maggio e sarà finanziato, per lo meno in parte, proprio da un NFT a tema LimeWire che sarà offerto a «partner strategici» nel corso del prossimo mese.
A gestire l'intera operazione sono due fratelli australiani, Paul e Julian Zehetmayr, che lo scorso anno hanno legalmente acquistato la proprietà intellettuale e ogni bene collegato a LimeWire.
I due non fanno peraltro mistero della loro intenzione di sfruttare l'effetto nostalgia per convincere gli utenti a dare almeno un'occhiata al marketplace: «Chiaramente ci appoggiamo a questo marchio famoso di cui tutti provano nostalgia» ha dichiarato Julian Zehetmayr in un'intervista.
Scopo dell'intera operazione è rendere «più accessibile» il mercato degli NFT fornendo un punto d'accesso univoco.
«Il problema con il mercato degli NFT» - ha spiegato ancora Julian - «è che la maggior parte delle piattaforme è decentralizzata. Se consideriamo i Bitcoin, i vari servizi di scambio semplificano la vendita, il commercio e l'acquisto di Bitcoin. Ma nessuno ha ancora fatto lo stesso per gli NFT».
Quel che resta da vedere è se quanti adoperavano LimeWire per scambiarsi gratis MP3 illegali ora siano tanto abbagliati dalla riapparizione di un nome familiare da lasciarsi convincere ad acquistare oggetti imperdibili come yacht virtuali da centinaia di migliaia di euro.
Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato con Zeus News
ti consigliamo di iscriverti alla Newsletter gratuita.
Inoltre puoi consigliare l'articolo utilizzando uno dei pulsanti qui
sotto, inserire un commento
(anche anonimo)
o segnalare un refuso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA |
|
|
||
|
Gladiator