Ora rischia l'estradizione negli USA, dalla Polonia.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 21-07-2016]
Il nome di Artem Vaulin non dirà probabilmente nulla ai più, ma la sua creatura è ben conosciuta: egli è infatti il fondatore e gestore di KickassTorrents (KAT).
Forte di milioni di utenti unici che lo visitano ogni giorno, KickassTorrents è diventato negli ultimi tempi il sito di torrent più usato, superando anche The Pirate Bay.
La parabola di KAT s'è però bruscamente interrotta ieri, quando Vaulin è stato arrestato in Polonia per essere estradato negli Stati Uniti.
Su di lui pendono le accuse di associazione a delinquere allo scopo di violare il diritto d'autore, riciclaggio di denaro sporco e violazione criminale di copyright.
Gli investigatori americani sono arrivati a Vaulin, trentenne originario dell'Ucraina, dopo essersi spacciati per investitori interessati a inserire un banner pubblicitario su KickassTorrents.
Gli investigatori hanno identificato Vaulin grazie anche alla collaborazione di Apple, che ha fornito i dati circa gli accessi ad iTunes da parte di Vaulin stesso. È stato così possibile provare che lo stesso IP usato dal fondatore di KAT per fare un acquisto su iTunes è stato anche usato per accedere alla pagina Facebook di KAT.
Grazie a questa informazione la polizia ha potuto arrivare a indicare Artem Vaulin quale gestore di KickassTorrents, e arrestarlo.
L'arresto è stato accompagnato al sequestro dei domini usati dal sito, che infatti è al momento irraggiungibile, e di un conto bancario a esso associato.
Per le forze dell'ordine statunitense, l'intera operazione è stata un gran successo: la strategia di distribuire i server in più nazioni e di cambiare dominio a seguito dei vari sequestri alla fine non è stata sufficiente.
Il viceprocuratore generale Caldwell ha dichiarato: «Vaulin è accusato di gestire il più visitato sito di condivisione di file illegali, responsabile per aver distribuito illegalmente oltre 1 miliardo di dollari di materiale protetto dal diritto d'autore».
«Il suo arresto in Polonia» - continua il viceprocuratore - «dimostra ancora una volta che davanti alla giustizia i cybercriminali possono fuggire, ma non possono nascondersi».
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