Una normale bicicletta a scatto fisso svela un punto debole del veicolo autonomo di Big G.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 31-08-2015]
C'è un motivo preciso se le auto che si guidano da sole non sono ancora sul mercato: esistono infatti cose che ancora le intimidiscono, come le biciclette a scatto fisso.
A dire la verità, che questo particolare tipo di biciclette - con un solo rapporto disponibile e senza alcun meccanismo di ruota libera - riuscisse a mettere in crisi il più famoso dei veicoli autonomi, la Google Car, non lo sapevano nemmeno gli ingegneri di Google: se ne sono però accorti quando, durante un giro di test, ne hanno incontrata una.
L'incontro è stato descritto dal proprietario della bici in un forum online ed è avvenuto a Austin, in Texas (USA): a un certo punto il ciclista, in sella alla sua bici a scatto fisso, e la Google Car automatica si sono trovati a un incrocio, arrivando da due direzioni diverse.
Non era certo la prima volta che l'auto di Google si trovava a dover gestire la precedenza con una bicicletta e, essendo arrivata allo stop un attimo prima del ciclista, tutti - ciclista e ingegneri a bordo dell'auto - si aspettavano che essa superasse l'incrocio senza difficoltà, ovviamente dopo essersi accertata che il ciclista proveniente dalla strada perpendicolare si fermasse al segnale.
Era però la prima volta che l'auto di Google si trovava a dover gestire la precedenza con una bicicletta a scatto fisso, mezzo che consente al suo guidatore una manovra impossibile sulle biciclette normali: quando ci si ferma su una bicicletta a scatto fisso non è indispensabile mettere un piede a terra; approfittando del fatto che il movimento dei pedali è solidale con quello della ruota posteriore, si può invece mantenere l'equilibrio restando seduti e oscillando leggermente in avanti e indietro finché non giunge il momento di ripartire.
Questa particolare manovra è proprio quella eseguita dal ciclista, ed è ciò che ha mandato in crisi l'auto di Google: eseguendola, infatti, il ciclista appariva per l'auto sempre nella posizione di chi sta pedalando, non di chi è fermo; inoltre non era mai perfettamente statico, ma per poter mantenere l'equilibrio si muoveva impercettibilmente in avanti e all'indietro.
Un guidatore umano non avrebbe avuto problemi nel capire che il ciclista, seppure seduto come se stesse pedalando, era in realtà fermo e non aveva intenzione di attraversare. Il computer invece non lo sapeva, e ciò ha dato inizio a un interessante balletto.
«A quanto pare [l'auto] ha individuato la mia presenza» - ha scritto il ciclista nel forum - «ed è rimasta ferma per diversi secondi. Alla fine s'è decisa ad avanzare ma, mentre lo faceva, sono scivolato avanti un pochino mentre cercavo di star fermo. E l'auto s'è fermata immediatamente. Ho continuato a star fermo, e l'auto ha continuato a fare altrettanto. Poi ha cominciato a muoversi, ma a quel punto ho dovuto far oscillare la bicicletta per mantenere l'equilibrio. L'auto s'è fermata di colpo».
«Siamo andati avanti con questo balletto per due minuti buoni e l'auto non è mai riuscita a superare la metà dell'incrocio. I due tizi all'interno stavano ridendo e battendo qualcosa su un portatile».
Al di là dell'ilarità della scena e del fallimento di questo test in scenario reale, l'impressione avuta dal ciclista è buona: «Lo strano è che mi sento più sicuro se ho a che fare con un'auto che si guida da sola piuttosto che con una guidata da un essere umano»; eccedendo in sicurezza, l'auto che si guida da sola è infatti più rispettosa dei ciclisti rispetto a quelle tradizionali.
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gomez