Aspettando la rivoluzione del Web 3.0 occorre proteggere i minori che frequentano MySpace e Facebook, senza perdere d'occhio le possibilità per le imprese.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 30-09-2008]
Ancora non si sa bene che cosa sia, ma l'Europa è decisa ad avervi un ruolo da protagonista. L'oggetto del desiderio è il Web 3.0 o, come dice il Commissario Europeo per i Media e la Società dell'informazione Viviane Reding, "l'Internet del futuro".
L'unica cosa che pare certa è che in questo futuro dai contorni nebulosi a essere poco definiti saranno anche i confini tra contenuti e infrastrutture, tra computer e oggetti quotidiani: tutto sarà interconnesso e, per far questo, servono potenti investimenti nella banda larga.
Mentre aspettiamo l'evoluzione, però, occorre non farsi travolgere da ciò che già esiste ed è ampiamente usato, per evitare che a rimetterci siano i più deboli.
Viviane Reding si è detta più volte favorevole a una autoregolamentazione di MySpace, Facebook e compagnia: "Sostengo i regimi di autoregolazione del settore, a condizione che siano ampiamente accettati dalle parti e che siano messi in atto in modo efficace", ha spiegato a una conferenza.
Ecco perché sono già in corso dei colloqui con i maggiori attori di questa scena per stilare delle linee guida finalizzate alla protezione dei bambini che navigano in Internet; tali colloqui dovrebbero approdare a qualcosa di concreto entro il prossimo febbraio.
Dato che più della metà degli europei (il 56 per cento) ha frequentato un sito di social networking nell'ultimo anno (trascorrendovi mediamente 5 ore ogni mese), è facile capire che l'argomento interessa una gran quantità di persone.
Si calcola che entro il 2012 gli utenti del web sociale saranno 108 milioni di persone: l'importanza di questa rete aumenterà di conseguenza, sia dal punto di vista delle relazioni che dal punto di vista economico. La possibilità dello sfruttamento dei social network da parte delle imprese europee non è certo in secondo piano nelle riflessioni dell'Unione Europea.
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