Dopo sei mesi ogni dato deve essere cancellato per tutelare la privacy degli utenti.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-04-2008]
Il gruppo di lavoro istituito dall'articolo 29 della direttiva europea in materia di protezione dei dati personali sta facendo arrabbiare i motori di ricerca d'oltreoceano per la richiesta che ha avanzato: costringerli a cancellare i dati degli utenti dopo sei mesi.
La preoccupazione del gruppo di lavoro riguarda i motori di ricerca che si finanziano attraverso la pubblicità (vale a dire tutti, meno le funzioni di ricerca interne dei siti web): "la cronologia delle ricerche di un individuo contiene un'impronta degli interessi, delle relazioni e delle intenzioni di quella persona".
Si avanzano quindi delle richieste cui tutti i motori di ricerca, anche quelli con sede al di fuori del territorio dell'Unione Europea, dovrebbero attenersi qualora le indicazioni vengano ratificate dalla Commissione di Bruxelles.
Inoltre i motori dovranno rispettare il desiderio di quei webmaster che non vogliono far indicizzare i propri siti; infine, dovranno dissociare gli indirizzi Ip dalle ricerche memorizzate. E, naturalmente, cancellare tutti i dati dopo sei mesi.
I motori di ricerca hanno risposto di aver bisogno di mantenere alcune informazioni sugli utenti per poter offrire dei risultati più precisi in risposta alle ricerche, nonché per poterli fornire alle forze dell'ordine qualora ne facciano richiesta.
Il periodo di sei mesi, inoltre, è sensibilmente più breve di quello adottato dai cinque principali motori di ricerca americani (Google, Yahoo, Microsoft, Aol e Ask.com). Il gruppo di lavoro vorrebbe che un eventuale maggior periodo di detenzione dei dati venga giustificato da reali necessità di servizio.
Qualora infine la proposta diventasse legge per l'Europa, sarà interessante vedere quali misure verranno adottate per assicurarsi il rispetto della normativa.
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