Telecom Italia smentisce seccamente l'esistenza del progetto SuperAmanda; ma l'errore è stato aver creato un Centro unico nazionale per le intercettazioni.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 04-08-2005]
Telecom Italia ha fatto uscire un comunicato stampa molto secco in cui smentisce sia l'esistenza di SuperAmanda, sia il progetto di voler creare una sorta di "grande orecchio made in Italy", un Echelon italiano che (per conto del Governo, dei servizi segreti e delle forze dell'ordine, e sotto il controllo della magistratura) intercetti e ascolti una massa importante di conversazioni elletroniche intese come telefonate fisse e mobili, via Voip, fax, Sms, e-mail.
La stessa nota conferma che Telecom Italia non ha nulla a che fare con le intercettazioni perché si limita a mettere a disposizione della magistratura le infrastrutture e i mezzi tecnici per realizzare le intercettazioni. Alla fine del comunicato Telecom Italia dichiara di controllare, del grande mercato valutato in circa 300 milioni di euro all'anno, per i costi delle intercettazioni, solo una quota intorno al 15%.
Questa conclusione del comunicato che nega ogni volontà di "guadagnarci con le intercettazioni" conferma però, indirettamente, le dichiarazioni di qualche tempo fa, riportate da molti organi di stampa, di voler aumentare la quota Telecom Italia del mercato delle intercettazioni, acquisendo anche le intercettazioni ambientali (quelle che si fanno con le cimici in un ufficio ma che poi devono servirsi comunque di una linea telefonica) e chiedendo comunque rivalutazioni e adeguamenti delle tariffe che lo Stato paga per le intercettazioni, dall'affitto delle linee dedicate alle stampe dei tabulati telefonici.
Alcune indiscrezioni parlano di una lettera che lo stesso Tronchetti Provera avrebbe inviato ai ministri competenti per rassicurarli sul fatto che Telecom Italia non voleva avere il controllo di un'eventuale struttura; il controllo sarebbe invece rimasto alle autorità pubbliche, visto che c'erano molti legittimi timori sulla creazione di un apparato così potente. Al di là del fatto che la lettera ci sia stata o meno, Telecom Italia non vuole essere trascinata nel polverone estivo, giudiziario, politico, istituzionale ed economico, che la vicenda delle intercettazioni delle utenze del Governatore Fazio ha sollevato.
Il guaio è che qualche problema l'ha creato anche Telecom quando ha voluto creare, alla fine del 2003, un Centro unico nazionale per le attività per conto dell'Autorità giudiziaria a Milano; qui ha concentrato organizzativamente e funzionalmente tutte le intercettazioni che prima erano seguite a livello provinciale, quando c'erano le singole agenzie su base provinciale (e successivamente a livello regionale).
In pratica, le intercettazioni continuano a essere richieste dai singoli magistrati locali, che agiscono autonomamente come prevede l'ordinamento giudiziario, ma poi vengono gestite da un unico centro, dallo stesso personale, diretto da un dirigente Telecom; quest'ultimo prima era un ex vicequestore della Polizia di Stato ma, improvvisamente e senza una ragione chiara, e' stato sostituito da un ex sottufficiale dei Ros, addetto alla sicurezza personale dello stesso Tronchetti Provera.
Telecom Italia ha giustificato la creazione di un unico centro sia per ragioni di costo sia di sicurezza e di garanzia del segreto: in passato, soprattutto al Sud, si erano verificati casi di dipendenti infedeli (poi scoperti e licenziati) che avevano rivelato intercettazioni in corso alla criminalità.
In realtà è molto discutibile proprio sotto il profilo della sicurezza che tutte le intercettazioni d'Italia siano seguite nello stesso posto e dalle stesse persone: a questo proposito, lo stesso Garante della Privacy Franco Pizzetti (personalità molto indipendente, che ha aperto un'indagine sulle modalità delle intecettazioni da parte delle società telefoniche) potrebbe avere dei rilievi non formali da fare.
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