C'è una segnalazione, circolante sotto forma di presentazione PowerPoint o documento Acrobat, secondo la quale la televisione digitale terrestre sarebbe una "grande truffa" perché non viene detto che si può ricevere un solo canale per volta.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 17-03-2004]
"Il ministro Gasparri presenta... L'ultima truffa Italiana: IL DIGITALE TERRESTRE", inizia polemicamente l'appello. Il proseguimento del testo contiene un concetto fondamentale giusto, ossia che un decoder per la televisione digitale terrestre consente di ricevere un solo canale per volta, ma lo accompagna a numerose altre inesattezze, condite con alcune omissioni importanti.
Innanzi tutto, non è corretto chiamare "truffa" il modo di funzionare del decoder; non è stato forse chiarito a sufficienza dalla relativa campagna informativa, ma se il funzionamento del decoder per il digitale terrestre è una "truffa", lo è anche quello di qualsiasi ricevitore satellitare.
Anche i ricevitori satellitari, infatti, consentono di ricevere un solo canale per volta. L'unica eccezione è data dagli impianti satellitari condominiali, che però in genere consentono la visione simultanea di un numero limitato di canali e sono molto più costosi e complessi dei ricevitori individuali (sono in pratica tanti decoder messi insieme, uno per ogni canale da ricevere, il cui segnale viene distribuito a tutti gli inquilini).
Questa limitazione sparirà quando verranno commercializzati i televisori con ricevitore digitale incorporato (già qualche modello di fascia alta è dotato o dotabile dell'apposito gruppo di sintonia): a quel punto, ogni televisore digitale di casa potrà sintonizzarsi su un canale digitale terrestre differente, esattamente come avviene adesso per le teletrasmissioni attuali.
In altre parole, se ritenete che la televisione digitale terrestre sia una complicazione inutile, basta non comperare il decoder e continuare con l'attuale televisore, attendendo l'uscita dei televisori già predisposti per il digitale terrestre a prezzi decenti. Secondo i piani del Ministero delle Comunicazioni, le trasmissioni televisive non digitali continueranno comunque ancora fino al 2006.
In realtà non è strettamente vero che ci vuole un decoder per ogni televisore: più correttamente, ci vuole un decoder per ogni apparecchio che volete sintonizzare indipendentemente sui canali digitali. Per esempio, se avete un televisore e un videoregistratore analogici (quelli attuali, per intenderci), potete usarli separatamente con i canali digitali soltanto se avete due decoder: uno per il televisore e uno per il videoregistratore. Se installate un solo decoder, non potrete guardare un canale digitale e registrarne un altro.
Per contro, se volete vedere lo stesso canale digitale su due o più televisori oppure volete registrare il canale digitale che state guardando, potete condividere un solo decoder fra più apparecchi: è sufficiente collegarlo in modo che il suo segnale sia ricevuto da tutti i televisori e videoregistratori, tramite gli appositi cavi o mini-ripetitori reperibili nei negozi.
L'appello afferma inoltre che ricevere la televisione digitale terrestre comporta modifiche all'impianto d'antenna esistente. Purtroppo questo è quasi sempre vero: molti impianti, specialmente quelli meno recenti o non eseguiti a regola d'arte, che hanno comunque una resa più che accettabile con l'attuale sistema analogico, potrebbero non funzionare affatto con i segnali digitali. Secondo un articolo della rivista Focus di febbraio 2004, "non più del 10% di tutte le antenne d'Italia" sarebbe adatto al digitale senza modifiche.
La caratteristica delle trasmissioni digitali è infatti che sono "tutto o niente": o il segnale è sufficiente, e quindi si riceve l'immagine, oppure è insufficiente, e allora l'immagine non c'è affatto. Non c'è quel graduale deterioramento della qualità che invece si ha nelle attuali trasmissioni analogiche. E' lo stesso motivo per cui i vecchi cellulari ETACS (analogici) frusciavano e avevano disturbi ma la voce si sentiva quasi sempre lo stesso, mentre gli attuali GSM (digitali) hanno conversazioni caratterizzate da veri e propri "buchi" in cui manca del tutto la comunicazione.
Per una dimostrazione pratica, provate a consultare il Televideo, che è una forma primitiva di trasmissione digitale: se ricevete qualche lettera sbagliata, è sintomo che il vostro impianto d'antenna ha probabilmente bisogno di una profonda revisione prima di essere pronto per il segnale della televisione digitale terrestre, in cui quella lettera sbagliata diventerebbe una porzione d'immagine o di audio mancante.
L'appello sbaglia nel dichiarare che lo Stato fornisce un "contributo di 135 euro", ossia "rimborsa l'intero importo del decoder". Questo non è esatto, e per più di una ragione: secondo quanto pubblicato dal Ministero delle Comunicazioni, il contributo non è di 135 euro, ma di 150. Inoltre il contributo non copre l'intero importo del decoder, ma solo una parte, dato che è fornito soltanto per i "decoder con funzioni di piena interattività in chiaro anche da remoto tra quelli per cui è previsto il contributo", ossia per i decoder più costosi e completi.
il concetto è ribadito in questa pagina dove SI dice "I decoder non interattivi non sono compresi nel contributo statale". Infine, va precisato che il contributo è disponibile soltanto per i primi 700.000 abbonati TV che lo richiedono nel 2004.
L'appello è inesatto anche quando afferma che il decoder consente di vedere semplicemente "gli stessi canali che vedevate anche prima". Infatti per chi si attrezza di decoder sono già disponibili undici nuovi canali, come indicato qui.
I canali sono Rai Doc, Rai Utile, Rai Notizie 24, Rai Sport, Rai Edu, BBC World, Sole 24 Ore TV, Class New, VJ TV, Coming Soon e La Chaine Info. Informazioni sui segnali offerti e sulla copertura del territorio sono disponibili qui.
E l'interattività? L'appello afferma inoltre che "Il Decoder sarà pure interattivo", ma come chiarito più avanti dall'appello stesso, non tutti i decoder sono interattivi.
I decoder più economici si limitano a ricevere il segnale televisivo digitale; i decoder "intermedi" ricevono il segnale digitale e sono anche in grado di scaricare software trasmesso dalle emittenti; soltanto alcuni decoder, i più cari sono interattivi, ossia dialogano con l'emittente, e lo fanno tramite una connessione telefonica (fissa, cellulare o ADSL).
Secondo il già citato articolo di Focus, i decoder interattivi costano circa 480 euro, ai quali si aggiunge il costo della telefonata (non ancora quantificato) che consente l'interazione.
Evito volutamente di impegolarmi negli aspetti politici della questione, che scaturiscono dalla teoria secondo la quale la migrazione al digitale sarebbe motivata dal desiderio di "salvare" Retequattro. Vale la pena di segnalare in proposito che l'adozione delle trasmissioni digitali sta avvenendo anche in altri paesi, come la già citata Inghilterra, in cui Retequattro non c'è. Fra parentesi, l'esperienza inglese con i decoder è stata molto deludente, con un limitato interesse dei consumatori.
La trasmissione digitale, una volta risolti i problemi di dentizione tipici di ogni nuova tecnologia, ha indubbi benefici: consente la coesistenza nell'etere di un numero molto maggiore di canali e riduce i costi degli impianti di trasmissione. Questo, almeno in teoria, consente di fare televisione anche a chi ha risorse economiche meno imponenti delle grandi reti.
Per contro, la digitalizzazione pone alcuni problemi. Il segnale televisivo digitale può essere codificato in modo da non essere registrabile, come avviene con il broadcast flag statunitense che sarà attivato a partire dal 2006, rendendo impossibile per esempio registrarsi un film per vederlo in un secondo momento o conservare una registrazione di qualche evento storico teletrasmesso; il permesso di registrazione è controllabile a piacimento dall'emittente.
Inoltre i decoder interattivi possono comunicare con estremo dettaglio ai loro gestori le nostre abitudini di ascolto, con evidenti problemi per la privacy. Incidenti di questo genere sono già avvenuti negli USA, per esempio con gli apparecchi TiVo (videoregistratori digitali), che in occasione dello "strappo" che coinvolse Janet Jackson durante il Superbowl del 2004 rivelarono esattamente quanti suoi utenti avevano guardato e riguardato la scena in cui la cantante perse metà reggiseno (non è chiaro se per sbaglio o intenzionalmente). E da "quanti" a "quali" il passo è breve.
Infine c'è sempre il rischio che qualcuno riprogrammi questi decoder interattivi per comporre un numero a pagamento o il 113: è già accaduto, sempre negli USA, con gli apparecchi WebTV (successivamente diventata MSN TV), come descritto presso Securityfocus.
Per saperne di più, potete frequentare il newsgroup it-alt.media.tv.digitale-terrestre. Inoltre qui trovate moltissima documentazione e gli estremi delle leggi che riguardano l'introduzione e l'incentivazione della televisione digitale terrestre.
Concludo con un grandissimo "grazie!" ai tanti che mi hanno scritto in risposta alla mia richiesta di verifiche: siete troppi perché vi possa citare uno per uno. Un cenno di gratitudine particolare va naturalmente ai tanti antennisti ed esperti di settore che mi hanno fornito una messe di informazioni tecniche sull'argomento. Eventuali aggiornamenti a quest'indagine saranno pubblicati nell'archivio delle indagini del Servizio Antibufala.
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