L'informazione libera, distinta dagli interessi economici, non esiste più. Restano i giornalisti singoli, quando hanno visibilità, e resta Internet.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 28-05-2003]
Un giovane dissidente cinese, Wi Qi, e' finito in galera per aver messo su un sito la lista delle persone scomparse dopo essere state "invitate" dalla polizia. Poche settimane fa due giovani hackers americani sono stati condannati per aver messo in rete informazioni che consentivano di evadere il "pizzo" imposto sulla musica dalle majors dei Cd. Nel primo caso l'accusa formale e' di "sovversione", nel secondo di attentato ai profitti delle multinazionali.
Il meccanismo e' lo stesso. L'internet e' libero, e fa paura. Scrivere su un sito costa appena un po' di piu' che scrivere sui muri ma e' infinitamente piu' efficace. I padroni del mondo, quando e' stata inventata la scrittura, debbono aver provato un panico molto simile a quello dei padroni di ora, di fronte a un mezzo alla portata di tutti, di tutti i cervelli e di tutte le verita'. Chissa' quanti hacker saranno finiti nelle miniere di sale, a quel tempo, per uso abusivo dell'alfabeto.
Qualche settimana fa su Repubblica e' uscito un bellissimo articolo di Valentini, che oltre ad essere un giornalista e' anche manager di una societa' che si occupa, guarda caso, di vendere pubblicita' e contenuti in rete: il web e' un casino, ci vogliono leggi dure, basta con le e-mail gratuite, facciamole a pagamento. In Spagna c'e' gia' una legge che restringe i contenuti giornalistici sull'internet, ed e' considerata un modello per una futura legislazione europea. In America o in Cina affrontare determinati problemi sul web porta gia' in galera.
L'informazione libera, distinta dagli interessi economici, non esiste piu'. La stessa Cnn ha ormai formalmente adottato regole di autocensura. Restano i giornalisti singoli, quando hanno visibilita' (ricordate la campagna contro gl'inviati Rai "filosaddamiani"? Beh, e' solo una delle tante), e resta l'internet. Per esempio, queste righe. La rubrica che state leggendo esce ormai da quattro anni, ed esce in condizioni davvero strane. L'autore non e' un simpatico fricchettone, ma un vecchio giornalista professionista: con fonti, dunque, mestiere e capacita' d'analisi tali da conseguire una credibilita' non inferiore a quella dei media ufficiali.
Dieci anni fa, questa rubrica non sarebbe potuta uscire: non avrei avuto i soldi, semplicemente, per fare un giornale da solo. Sarei stato non solo personalmente emarginato (il che riguarda me) ma proprio costretto al silenzio: il che riguarda voi, perche' una notizia o un'opinione in meno impoveriscono tutti. Con l'internet invece posso parlare. Debbo solo accettare la condizione esistenziale di emarginazione ecc. a cui questo tipo di giornalismo oggi costringe; ma tecnicamente posso far viaggiare opinioni e notizie in un ambito sufficientemente esteso da essere utilizzabili dai lettori. Posso fare giornalismo, insomma. Condivisibile o meno, bello o brutto, ma sicuramente libero da interessi esterni: per me, "domani piove" vuol dire proprio che secondo me piovera', non vendo ombrelli. Poi puo' anche darsi che faccia bel tempo: in questo caso avrei scritto una cazzata (e i lettori me la farebbero pagare) ma avrei sempre fatto giornalismo, non pubblicita' o propaganda.
Ritengo che a lungo andare questo paghi. Come giornalista, in questo momento sto difendendo la liberta' e la varieta' d'informazione su cui storicamente si e' caratterizzata la nostra civilta' occidentale. La sto difendendo da solo (non e' esattamente cosi': ma semplifichiamo) e posso farlo perche' ho l'internet. Se mi tolgono l'internet non posso farlo piu'. Siccome questa situazione e' evidentemente strana e scomoda, e cozza con tutto il meccanismo economico esistente, allora debbono togliermi l'internet: cosi' in un posto mi arrestano per sovversione, in un altro mi danno un milione di multa per attivita' anti-major, in un altro ancora mi lasciano in teoria parlare ma impongono una tassa a chi mi legge.
Tutte queste cose in realta' sono gia' successe agli albori del giornalismo moderno (re Carlo, nell'Inghilterra di Defoe, mise una tassa sui torchi) e non hanno avuto infine grande importanza perche' il pubblico vigilava e stava attento. Il pubblico era una classe nuova - la borghesia - e voleva novita': vere, ogni giorno, e libere. Cosi', state attenti anche voi: la liberta' di stampa siamo noi, tutti insieme. Noi giornalisti (saremo un centinaio i giornalisti in tutt'Italia, in questo momento) facciamo la nostra parte ma voi, cittadini-lettori, fate la vostra.
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