Il governo si scusa per le intercettazioni illegali e Dotcom chiede in cambio un'inchiesta indipendente.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 27-09-2012]
«Certo che mi scuso con il signor Dotcom, e mi scuso con i neozelandesi»: queste parole sono di John Key, primo ministro della Nuova Zelanda, e giungono a suggello del caso relativo alle intercettazioni illegali condotte ai danni del fondatore di Megaupload.
Prima dell'ormai famoso raid alla sua villa, Kim Dotcom è stato infatto sottoposto a intercettazioni da parte del Government Communications Security Bureau (GCSB).
Il problema è che il GCSB può svolgere queste attività soltanto verso gli stranieri, e non verso i cittadini della Nuova Zelanda o con le persone nate all'estero ma in possesso di un visto di residenza permanente; e si dà il caso che Dotcom rientri proprio in quest'ultima categoria.
Rilevata la contraddizione, lo scorso 17 settembre il primo ministro stesso ha richiesto un'indagine, i risultati della quale motivano le scuse che ha ora rivolto a Dotcom e, per esteso, all'intero popolo da lui amministrato.
La domanda di fondo, ovviamente, è: come ha fatto l'agenzia di intelligence neozelandese a non accorgersi dello stato di Dotcom?
Secondo quanto rilevato dall'indagine, ciò è avvenuto perché il GCSB si è fidato delle informazioni avute dalla Organized and Financial Crime Agency, e inoltre non ha interpretato correttamente le informazioni ricevute, credendo che il fondatore di Megaupload dovesse compiere ancora un passo legale prima di essere protetto dalle leggi che vietano le intercettazioni dei residenti.
«Il GCSB si è fidato delle informazioni fornitegli dalla OFCA. Dal mio punto di vista, il fatto che il GCSB si appoggi a qualcun altro è inaccettabile» ha dichiarato Key.
«È responsabilità del GCSB agire nel rispetto della legge» - ha continuato il primo ministro - «ed è un'enorme delusione il fatto che in questo caso abbia agito al di fuori della legge. Personalmente, sono molto deluso perché l'agenzia non ha capito pienamente il modo in cui funziona la nostra stessa legislazione».
La cosa strana è che, stando a un documento pubblicato da ComputerWorld, la polizia invece sapeva perfettamente che Kim Dotcom è in possesso della residenza neozelandese.
Quanto a Dotcom, via Twitter ha accettato le scuse del primo ministro, chiedendo però che Key dimostri la propria sincerità »promuovendo un'inchiesta completa, trasparente e indipendente sul caso Mega».
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