Sentenza definitiva con assoluzione per Carlo Ruta: i blog non sono giornali e non hanno l'obbligo di registrarsi.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 10-05-2012]
Alle 19:30 di stasera è arrivata la sentenza definitiva della Corte di Cassazione sul caso di Carlo Ruta, condannato in primo e secondo grado per stampa clandestina e oggi assolto con formula piena "perché il fatto non sussiste".
La III Sezione della Corte di Cassazione ha emesso una sentenza molto attesa e pone cosi fine a cinque anni di dibattiti sulla natura dei blog giornalistici e se devono essere obbligatoriamente registrati presso l'apposito registro delle testate editoriali, se non si vuole commettere il reato di stampa clandestina: "Chiunque intraprenda la pubblicazione di un giornale o altro periodico senza che sia stata eseguita la registrazione prescritta dall'art. 5, è punito con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a lire 500.000. La stessa pena si applica a chiunque pubblica uno stampato non periodico, dal quale non risulti il nome dell'editore né quello dello stampatore o nel quale questi siano indicati in modo non conforme al vero" (legge n. 47 del 1948).
Per la Cassazione i blog, anche di informazione, non rientrano nei prodotti editoriali della legge sull'editoria e non devono essere registrati e non sono stampa clandestina.
Dopo la lettura della sentenza, Carlo Ruta ha dichiarato: «Questa sentenza di Cassazione è degna della tradizione del nostro Paese, che ha dietro di sé una cultura giuridica di prim'ordine. Mi preme di ringraziare per prima cosa tutti coloro che hanno sostenuto fino all'esito conclusivo questa campagna di libertà. A loro il web deve davvero tanto. Sono passati oltre sette anni, e questa sentenza, determinante per il destino della comunicazione in rete, ripaga i sacrifici fatti e l'impegno di tutti. D'ora in poi possiamo dirci davvero più liberi».
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L'avvocato Giuseppe Arnone, difensore di Carlo Ruta, ha commentato: «Oggi la Corte di Cassazione, accogliendo le mie argomentazioni, ha scritto una pagina storica in ordine ai valori della libertà di pensiero e d'informazione, anche in relazione ai nuovi strumenti di trasmissione del pensiero. Ancora una volta la massima Corte si è dimostrata ben più avanzata e liberale dei giudici di merito. Giustizia quindi è stata fatta nel modo più alto».
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