Un social network non è un diario segreto: i post, anche se poi vengono rimossi, sono ormai di pubblico dominio e non si può più tornare indietro.
[ZEUS News - www.zeusnews.it - 09-04-2009]
Quello che si scrive sui social network - o su un sito in generale, probabilmente - cessa di essere privato e diviene pubblico, almeno secondo le autorità giudiziarie della California.
Cynthia Moreno, studentessa universitaria nata e cresciuta a Coalinga, un giorno ha deciso di pubblicare sulla propria pagine di MySpace un componimento chiamato Ode to Coalinga in cui esprimeva tutto il disprezzo per la propria città.
Sei giorni dopo, la ragazza ha deciso di rimuovere il post; tuttavia, ormai il preside della scuola cittadina aveve già consegnato il testo al giornale locale, che poi l'ha pubblicato a firma di Cynthia Moreno (nonostante il posto originale fosse firmato soltanto con il nome).
A quel punto Cynthia e famiglia si sono rivolte al tribunale, sostenendo che la pubblicazione del post sul quotidiano locale costituiva una violazione della privacy.
Il giudice, però, ha stabilito che aver postato l'Ode su MySpace.com, un sito enormemente popolare, implicava il fatto che potesse essere visto da chiunque e una conseguente rinuncia alla privacy
"Un ingrediente cruciale perché si possa parlare di violazione della privacy è che vengano resi pubblici fatti privati. Ciò che è già pubblico o che è stato di pubblico dominio non è privato" ha sostenuto la corte.
Inoltre, l'aggiunta del cognome da parte del giornale è irrilevante, poiché il profilo sul social network rendeva evidente l'identità dell'autrice.
Tutto quello che Cynthia può ottenere è una rivalsa contro il preside, le cui azioni (aver materialmente consegnato il testo al quotidiano) avrebbero provocato sofferenza emotiva a lei e alla famiglia: in questo, un tribunale potrebbe darle ragione.
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